Il ricordo: settantadue anni fa si consumò il sacrificio

Martedì 14 Agosto 2018
IL RICORDO
PORDENONE Settantadue anni fa si consumava il sacrificio della Venezia Giulia, Istria e Dalmazia. La procedura di massima per i trattati di pace era stata concordata dai grandi, Truman, Stalin, Attlee, a Potsdam, tra luglio e agosto del 1945, per deliberare che i ministri degli esteri avrebbero abbozzato i trattati da sottoporre ad una conferenza dei Ventuno che avevano partecipato alle operazioni belliche contro la Germania, il Giappone, l'Italia e i loro alleati minori. La prima conferenza dei ministri degli esteri fu aperta a Londra, alla Lancaster House, l'11 settembre 1945, e De Gasperi, convocato per il 15 settembre, parlò con slancio sereno e franchezza. Prima che si aprisse una seconda sessione, nell'aprile del 1946 fu inviata, nella Venezia Giulia, Istria e Dalmazia, una commissione d'inchiesta affinché prendesse direttamente conoscenza, sul posto, della situazione. Ma i commissari, lungi dall'avere libertà di orientamento e di valutazione, cercavano la conferma della tesi dei rispettivi governi. I russi, in particolare, volevano soltanto dimostrare che Trieste era una città slava e che gli appetiti di Tito erano legittimi. Gli jugoslavi avevano organizzato, dovunque passasse la delegazione, massicce manifestazioni e pure gli italiani riuscirono a far sentire, tra minacce e violenze, la loro voce, ma questo poco poteva contro gli interessi dei vincitori. Venivano tracciate e ritracciate possibili linee di confine, mentre la diplomazia italiana assisteva, impotente, alle tante avvisaglie del peggio. Ci fu una proposta di Tito di barattare la cessione di Trieste all'Italia con quella di Gorizia alla Jugoslavia, ma venne sdegnosamente respinta. Nella seconda sessione, De Gasperi chiese e ottenne di essere ascoltato dai ministri degli esteri che, nella primavera del 1946, si riunivano a Parigi, nel palazzo del Lussemburgo, ma era appena rientrato a Roma, assillato da quanto accadeva in Italia (abdicazione di Vittorio Emanuele III e referendum istituzionale), quando seppe che i succitati ministri stavano mettendo a punto un progetto inedito: la costituzione del Territorio libero di Trieste, diviso in due zone A e B, che peggiorava le precedenti già negative proposte. Con questa soluzione veniva contraddetto il principio dell'equilibrio etnico, sancito nella Conferenza di Londra. La sessione parigina si concluse il 3 luglio. La Conferenza dei Ventuno, dalla quale eravamo esclusi, si svolse tra il 29 luglio e il 15 ottobre 1946. De Gasperi parlò alla Assemblea generale il 10 agosto, e fu un discorso fermo, con un esordio di alto livello drammatico: Prendendo la parola in questo consesso mondiale, sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me e, soprattutto, la mia qualifica di nemico che mi fa considerare imputato.. Affrontò la questione giuliana, osservando che la linea di confine era una linea politica di comodo e non una linea etnica nel senso delle decisioni di Londra, perché rimanevano nel territorio slavo 180 mila italiani e in quello italiano 59 mila slavi e, soprattutto essa escludeva dall'Italia tanta civilissime città e popolazioni della costa giuliana, istriana e dalmata. Ma era una voce che risuonava nel deserto. Il Trattato fu ratificato, dalla Assemblea Costituente, il 31 luglio 1947 e la situazione che ne conseguì si trascinò fino al 1954, quando Trieste e la zona A del Territorio libero tornarono all'Italia.
Angelo Luminoso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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