IL CASO
SAN VITO Un medico in fin di vita, un 24enne in carcere per tentato omicidio.

Martedì 14 Novembre 2017
IL CASO
SAN VITO Un medico in fin di vita, un 24enne in carcere per tentato omicidio. Il professionista, 48 anni, è stato salvato dai suoi colleghi dell'ospedale di San Vito grazie a due delicati interventi chirurgici. Il giovane, dopo essersi costituito nella caserma dei carabinieri, è stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria. Ha confessato, ha indicato il luogo in cui ha gettato coltello e vestiti sporchi di sangue. Ma gli investigatori non gli hanno fatto aggiungere altro. Parlerà, se il difensore Geni Drigo dovesse ritenerlo utile in questa fase, davanti al gip Eugenio Pergola, chiamato a convalidare il fermo. Vittima e aggressore si conoscono. Nel 2016 una denuncia del 24enne ha avuto conseguenze pesanti per il medico, che due settimane fa è stato rinviato a giudizio per presunti abusi sessuali. Si è pensato a una vendetta, ma l'ipotesi è stata subito scartata dall'avvocato Giuseppe Bavaresco, che sta seguendo la vicenda processuale. «Il ragazzo - spiega - era tornato in Italia e andava a chiedere soldi al medico, non sapeva nemmeno come fare per mangiare».
L'AGGRESSIONE
L'allarme è stato dato dallo stesso medico alle 24.10. È riuscito a fare due telefonate: una ai soccorritori, l'altra al fratello. «Gli ho aperto la porta, voleva soldi...», si è giustificato con il fratello prima che lo portassero in ospedale. I carabinieri della sezione Investigazioni scientifiche del Roni hanno eseguito i rilievi nella villa del medico trovando tracce copiose di sangue in camera da letto. La vittima è stata ferita alle spalle, non si capisce se stesse scappando o se sia stata colpita di sorpresa. Un fendente gli ha lesionato un polmone, l'altro la milza. All'ospedale di San Vito è arrivato in condizioni disperate. I colleghi non riuscivano a stabilizzarlo per tentare di trasferirlo a Udine o a Pordenone. Lo hanno sottoposto a un primo intervento chirurgico per limitare i danni provocati dalla coltellata alla milza, ma quando è uscito dalla sala operatoria, l'équipe chirurgica del dottor Aldo Infantino è stata costretta a intervenire nuovamente, altrimenti il 48enne sarebbe morto dissanguato a causa di una grave emorragia. Le sue condizioni fino a ieri sera erano stabili, anche se il paziente non è ancora fuori pericolo di vita e bisognerà aspettare l'evolversi del quadro clinico prima che si possa sciogliere la prognosi.
LE INDAGINI
La villa in cui abita il medico è stata sequestrata al termine dei rilievi. Ai carabinieri di San Vito, coordinati dal sostituto procuratore Pier Umberto Vallerin, spetterà ricostruire i movimenti del 24enne tra domenica sera e lunedì notte, recuperare l'arma (si presume un coltello da cucina), capire come mai il giovane fosse tornato a San Vito e chi lo ospitasse. Secondo l'avvocato Bavaresco, il ragazzo era completamente abbandonato a se stesso. Non aveva un posto dove dormire, non aveva lavoro, non aveva soldi. Lunedì notte è andato dai carabinieri e ha confessato l'aggressione: «Sono stato io, avevamo litigato». Era piuttosto confuso. I militari gli hanno chiesto dove fosse l'arma. Lui ha risposto che l'aveva gettata per strada, assieme agli indumenti che si erano macchiati di sangue. Gli indumenti sono stati trovati, del coltello nessuna traccia. Le ricerche ricominceranno oggi. Verrà setacciato tutto il percorso che dalla casa del medico porta fino alla caserma.
IL MOVENTE
I carabinieri non si sbilanciano. Il maggiore Marco Campaldini afferma che è ancora presto per fare ipotesi. Bisognerà sentire la vittima, confrontare la sua versione con quella del 24enne. Hanno litigato perchè il giovane voleva soldi? Si stanno cercando anche testimoni che possano aiutare gli investigatori a ricostruire la giornata del ragazzo, per capire con chi abbia trascorso la domenica e quando abbia deciso di andare a casa del 48enne.
Cristina Antonutti
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