IL CASO
PORDENONE Mario Sironi, Alberto Savinio, Luigi Vettori, Mirko Basaldella,

Mercoledì 16 Maggio 2018
IL CASO
PORDENONE Mario Sironi, Alberto Savinio, Luigi Vettori, Mirko Basaldella, Renato Guttuso, Corrado Cagli: sono solo alcuni dei pittori le cui opere fanno parte della collezione Ruini-Zacchi, proprietà del Comune di Pordenone. Dove sono quelle opere? È una fitta serie di interrogativi quella che nei giorni scorsi hanno sollevato sia alcuni consiglieri d'opposizione (specialmente Piero Colussi) sia alcuni cittadini (in particolare Massimo De Mattia) che quasi contemporaneamente si sono rivolti a sindaco e assessore alla Cultura, chiedendo conto di dove siano queste opere e di quale sia lo stato della loro catalogazione, con l'accusa di aver archiviato i quadri nei depositi del Museo Civico di Pordenone lontano dagli occhi dei visitatori.
Quando nel 2010 venne inaugurata la galleria Pizzinato, accanto a Villa Galvani, veniva annunciata l'intenzione di sistemare permanentemente la collezione Ruini-Zacchi proprio nell'edificio storico, e mantenere i nuovi spazi per esposizioni temporanee. A giugno 2011 venne anche organizzata la mostra temporanea Novecento. Dopo la decisione di ridestinare PArCO al progetto del Palazzo del Fumetto, il quotidiano attacco mosso all'amministrazione è di aver messo in magazzino il patrimonio artistico, comprese le ceramiche e disegni Galvani e di aver lasciato i musei di Pordenone senza conservatore. Accuse che il sindaco Alessandro Ciriani rigetta con forza: «Così come il Museo di storia naturale, anche il Museo civico d'arte ha un conservatore. Ai musei abbiamo appena destinato 240mila euro per interventi di abbellimento e sistemazione». Più che una replica, uno sfogo, quello di Ciriani che si è detto «stufo di essere attaccato. Non commento attacchi di questo tipo che reputo personali per creare polemica e mettere in dubbio qualsiasi iniziativa, prima ancora di conoscerla. Perché non ci si interroga piuttosto sulle sorti del museo multimediale destinato al Pordenone per il quale addirittura si erano previsti 150mila euro nel 2011, poi rientrati in economia del Comune nel 2014». In servizio ai Musei civici c'è Isabella Reale, conservatrice arrivata a Pordenone da Udine a fine del 2011 (dopo aver ottenuto il posto in mobilità) e attualmente in servizio, sebbene non abbia il ruolo di direttore museale. A far imbufalire il sindaco è l'accusa di aver relegato le opere nei magazzini: «Potremo fare delle mostre più piccole, cercando di prevedere una turnazione, ma abbiamo visto anche cosa è accaduto negli ultimi anni. Il numero di visitatori è andato calando ed è stato bassissimo. Abbiamo in programma una mostra su Sironi che non mi pare sia qualcosa di poco conto, così come la grande mostra sul Pordenone che sarà ospitata proprio alla Galleria Pizzinato, che quindi non sarà a esclusivo uso del Paff. A chiudere gli spazi di via Bertossi (Parco2) non sono certo stato io». Il fatto che un museo civico abbia un deposito di opere d'arte che vengono conservate ed esposte a rotazione è fenomeno frequente oltre che una funzione primaria, così come quella di rendere il patrimonio accessibile e fruibile. Il dubbio sollevato da alcuni appassionati di arte in città, però, è che l'eventuale collocazione in altri spazi (compresa la galleria Harry Bertoia a palazzo Spelladi Cevolin) possa non essere idonea per questo tipo opere. Quanto agli spazi espositivi, una delle ipotesi annunciate più volte dall'amministrazione Ciriani è di chiedere alla Regione la cessione degli spazi espositivi di Corso Garibaldi, di proprietà dell'ex Provincia: «La precedente giunta regionale li ha voluti tenere per sé, vedremo quali sono le intenzioni della nuova amministrazione», ha concluso il sindaco.
Valentina Silvestrini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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