IL CASO immigrati

Giovedì 19 Gennaio 2017
Vada per i piccoli interventi di pulizia della piazza di Torre o del cortile del Centro studi, ma no a iniziative che favoriscano i richiedenti asilo rispetto ai pordenonesi in lavori di pubblica utilità. In attesa che siano chiariti i dettagli dell'iniziativa del ministro dell'Interno Marco Minniti, che si appresta a presentare al Parlamento un pacchetto di proposte in materia di immigrazione, fra le quali quella di lavori socialmente utili obbligatori per i richiedenti asilo in attesa del riconoscimento dello status di rifugiati, l'assessore alle Politiche sociali Eligio Grizzo mette subito le mani avanti.
«Nelle iniziative che ha realizzato la nostra amministrazione sul fronte dell'occupazione ai richiedenti asilo in attesa, il numero dei profughi impiegati era contingentato, tale da non creare una turbativa sul mercato del lavoro, e si trattava di interventi non facilmente commissionabili a imprese. Per gli immigrati, si trattava di poco più che un passatempo: tre ore al giorno per un gesto di buona volontà nei confronti della comunità che li accoglie». Su circa 360 richiedenti asilo presenti attualmente sul territorio di Pordenone, sono una trentina quelli che hanno partecipato a questi cantieri. L'iniziativa aveva debuttato nello scorso mese di settembre, non senza polemiche: quattro gruppi di richiedenti asilo erano stati impiegati in interventi di pulizia della piazza di Torre, nel cortile interno del Centro studi e in piazza Maestri del lavoro, sotto la guida di altrettanti tutor italiani con tanto di giubbino di colore diverso. Un altro lavoro che dovrebbe essere affidato loro a breve dovrebbe essere un intervento di pulizia delle colonne di corso Vittorio Emanuele.
Ma adesso le cose sembrerebbero differenti stando alle prime indicazioni sulla proposta del Viminale. «Aspetto di vedere le direttive - continua l'assessore - ci sono molte cose da chiarire. Innanzitutto i lavori nei quali impieghiamo ora i richiedenti asilo prevedono la volontarietà: su dieci, tre o quattro hanno dato la disponibilità. Voglio vedere se nel regolamento si prevede l'obbligatorietà: mi sembra difficile, considerato anche che si è precisato che l'adesione o meno a queste iniziative non può comportare valutazioni positive o meno ai fini del riconoscimento dello status di rifugiato». L'iniziativa del Comune aveva peraltro consentito di impiegare anche, nel ruolo di tutor, persone italiane in stato di disoccupazione, garantendo loro un'entrata, per quanto modesta. «Ma i soldi della Regione sono finiti subito, fra l'acquisto dei materiali, i corsi sulla sicurezza, le attrezzature e i compensi per i tutor. Non può essere questa la soluzione al problema degli immigrati - conclude Grizzo -: non è una soluzione di buon senso. Che cosa facciamo, spendiamo soldi su soldi per garantire loro questi lavoretti, che non richiedono alcuna professionalità e non creiamo posti di lavoro per i nostri? E che cosa diranno i sindacati che già criticano la formula dei voucher? Va bene qualche lavoretto per evitare che queste persone passino il tempo a bighellonare, ma non che sottraggano il lavoro ai pordenonesi».
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