Frasi razziste su Fb cancellate con il volontariato

Mercoledì 23 Gennaio 2019
IL CASO
PORDENONE Un lungo percorso di introspezione, rafforzato da 108 ore di lavori socialmente utili nella casa di riposo di Portogruaro, l'astensione dai social network e da una donazione di 200 euro all'associazione Migranti della Venezia Orientale onlus. È così che uno dei quattro portogruaresi che, nel luglio 2017, avevano lasciato su Facebook commenti a sfondo razziale contro i profughi, ha chiuso la vicenda processuale. Roberto Spadotto, 45 anni, ha concluso positivamente il programma concordato con l'Uepe di Venezia (Ufficio di esecuzione penale esterna). Con la messa alla prova - è stato specificato nella relazione preparata per i giudici - ha assunto le proprie responsabilità e raggiunto la consapevolezza del disvalore delle frasi pubblicate sul web. Ieri il collegio presieduto dal giudice Alberto Rossi ha pertanto dichiarato il non doversi procedere per estinzione del reato.
A Spadotto e ad altri tre utenti di Facebook si contestava la violazione della legge Mancino per via dei commenti pubblicati a luglio 2017, dopo il trasferimento dei primi 14 profughi da Cona a Portogruaro, sul profilo Facebook Sei di Portogruaro se.... La Procura aveva contestato l'aggravante della discriminazione razziale, ritenendo che le frasi fossero cariche di «odio etnico, nazionale, razziale o religioso».
«Che gli diano fuoco», era stato il commento di Spadotto. E tanto è bastato per essere segnalato all'autorità giudiziaria.
Entro la primavera concluderanno il programma anche Giuseppe Barresi (34), Rudy Rosan (34) e Gabriele Marian (56), tutti di Concordia Sagittaria. Anche per loro la messa alla prova ha comportato lavori socialmente utili; offerte a un'associazione che combatte la discriminazione razziale; l'astensione da Facebook per la durata di sei mesi e un percorso di rielaborazione critica del proprio pensiero e della concezione della società attraverso quello che viene definito un percorso di modificazione critica con la lettura di articoli, libri, ma anche con la visione di pellicole riguardanti proprio l'odio razziale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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