Case di riposo, mancano 200 posti

Venerdì 16 Marzo 2018
Case di riposo, mancano 200 posti
CASE DI RIPOSO
PORDENONE «Prima di tutto gli ammalati, anziani e bambini: a questi Spetta il reddito di cittadinanza». A dirlo senza mezzi termini la Fnp Cisl che insieme ad altre associazioni si è riunita per fare il punto sul mondo degli anziani in provincia di Pordenone con particolare indirizzo sul fronte delle case di riposo. Ilm primo dato che emerge è che c'è una carenza di posti in provincia, almeno 200. «Si fa un gran parlare di anziani e soprattutto di una società che invecchia e che ha bisogno sempre di più di risorse, servizi, impegno del volontariato verso una parte della popolazione sempre più numerosa e debole». A prendere posizione sono Diego Battiston, segretario Fnp Cisl e Loris Pasut, coordinatore Ambito Noncello della stessa sigla sindacale.
LE SCELTE
«Prima di dare indicazioni e indirizzi su come gestire i bisogni e le risorse rivolti agli anziani è necessario porsi alcune domande di carattere generale sulle trasformazioni della nostra società. È necessario, prima di agire, capire come si sono trasformate le nostre comunità. Le case residenziali per anziani su cui si è aperto un dibattito importante in città, sono strutture importanti e tutte possono offrire aiuto alle famiglie. Gli ultimi dati e le statistiche demografiche ci ricordano che le nostre famiglie sono ormai ridotte a 2,2 componenti in media per unità familiare e quindi spesso impossibilitate a praticare, soprattutto per le condizioni di gravità, la domiciliarità prevista e favorita dalla legislazione regionale». Per la Fnp Cisl va attivata e coordinata una politica complessiva sugli anziani in grado di corrispondere alle diverse situazioni di gravità in un raccordo con le strutture sanitarie e assistenziali in aiuto alle famiglie.
IN CITTÁ
Per quanto riguarda Pordenone, riteniamo che le decisioni su Casa Serena spettino alla responsabilità politica e amministrativa! Per il sindacato Fnp Cisl non ci devono essere scelte ideologiche (privato o pubblico) o ancor peggio di rivalità politica perché ogni scelta dovrebbe corrispondere al miglioramento della condizione degli anziani. Siamo concordi sull'indispensabilità del controllo pubblico e sanitario pubblico, per qualsiasi tipo di gestione si scelga, dobbiamo evitare e prevenire degenerazioni, violenze, che anche recentemente abbiamo potuto verificare nei confronti di minori e anziani. Nuove case di residenza per anziani? Quale modello? Piccole realtà o grandi realtà? Noi siamo per realtà di accoglienza di piccole dimensioni integrate nella realtà locale che si colleghino con il territorio. Luoghi dove all'interno vi sia la presenza dei servizi come: la farmacia, il prelievo del sangue, la sede di qualche associazione. A nostro parere sono inadeguate le quote di attività ludiche fissate dalla normativa, 29,4 minuti di attività di animazione per posto letto alla settimana. Non è sufficiente, è necessario a nostro avviso, portare la vita del paese/quartiere dentro la struttura. Le nuove realtà strutturali dovranno avere dimensioni ridotte ma realizzate dentro la città/paese, dentro la vita della città/paese. Dentro questi muri non devono vivere solo le persone anziane, deve convivere anche l'associazionismo. Devono coesistere tutte quelle realtà che appartengono alla vita dei cittadini serve un cambio significativo di direzione su questo tema».
ASSISTENZA DOMICILIARE
«Noi siamo propensi a strutture private ma con controllo pubblico. Su questa scelta può essere avanzata l'obiezione dei costi che potrebbero lievitare, a questa rispondiamo che si possono ottenere delle economie consorziando i servizi all'interno delle strutture. La necessità dello specialista deve essere consociata a livello territoriale, non è necessario che ogni singola struttura abbia al suo interno le attività specialistiche, sarà sufficiente uno specialista per tutto l'ambito territoriale».
LE DIMENSIONI
«Come costruire la non solitudine? Quali dimensioni devono avere le strutture? - Si chiede il sidnacato - Dipende! Si è vero ogni paziente, costretto a vivere dentro una casa di riposo, deve avere la possibilità non di vedere il proprio campanile ma di vivere il proprio campanile nel senso che una struttura di piccole dimensioni inserita nel quartiere che deve essere vissuta e partecipata anche dal mondo esterno. Noi immaginiamo nuove strutture che condividono un modello di sanità e assistenza di prossimità. L'obiezione che normalmente tutti fanno quando si affrontano questi temi riguarda i costi. Noi siamo per le case di quartiere, luoghi integrati con la realtà locale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci