Cantina Rauscedo, la Procura chiede garanzie per il futuro

Martedì 19 Febbraio 2019
L'INCHIESTA
PORDENONE Nuovo confronto in Procura tra i legali della Cantina Rauscedo e gli inquirenti che si stanno occupando delle indagini sulla presunta frode in commercio dei vini Doc e Igp. Si è trattato di un incontro interlocutorio. Il procuratore Raffaele Tito aveva chiesto di potersi confrontare anche con il Consiglio di amministrazione della cooperativa, i cui legali al precedente incontro erano assenti. Ieri a palazzo di giustizia c'erano l'avvocato Stefano Zanchetta per la cooperativa, la collega Benedetta Zambon in rappresentanza del Cda, Valter Buttignol e Alessio Pagnucco per il direttore della Cantina. Hanno discusso con il procuratore, il pm Monica Carraturo e gli investigatori di Nas e Ispettorato repressione frodi di Udine.
Si sta discutendo sulla possibilità di un parziale declassamento e di una parziale restituzione dei vini sotto sequestro (300mila ettolitri), anche sulla base della documentazione e degli elementi che legali e consulenti della Cantina Rauscedo contano di depositare al più presto. «La Procura - ha osservato Tito - ha la massima attenzione ed è consapevole dei contraccolpi occupazionali ed economici derivanti dall'inchiesta. Ho chiesto garanzie sul futuro, affinchè ciò che è emerso dalle indagini non si ripeta».
Obiettivo della difesa è dimostrare, grazie alla tracciabilità di conferimenti degli uvaggi e del ciclo di vinificazione, che soltanto una parte residua di vini non risponde alle regole previste dal disciplinare in merito agli esuberi (ogni ettaro di vigneto deve produrre, a seconda del vitigno coltivato, un determinato quantitativo di uva, le eccedenze non autorizzate rischiano di declassare l'intera produzione). Il lavoro di ricostruzione è molto complesso e gli esperti a cui si è affidata la Cantina hanno bisogno di ulteriore tempo per poter fornire i dati agli inquirenti.
La documentazione sarà poi confrontata con gli elementi raccolti dagli inquirenti in merito alla ridistribuzione delle uve prodotte in eccedenza tra quei soci che, avendo raccolto nei propri vigneti meno quintali rispetto al massimale previsto dal disciplinare, avevano la possibilità di accollarsi la produzione di chi aveva sforato. Oggi, intanto, è prevista l'udienza per i primi ricorsi al Tribunale del Riesame sul materiale (documenti e strumenti informatici) sequestrato in occasione della perquisizione di fine gennaio. Al momento nel registro degli indagati la Procura ha iscritto 45 persone.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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