Bivaccano in un fienile in via Superiore profughi cacciati dal gip dopo l'estorsione

Giovedì 12 Ottobre 2017
Il CASO
PORDENONE Un fienile in ristrutturazione trasformato in un bivacco, due richiedenti asilo portati all'Ufficio Immigrazione per un controllo ed ecco spuntare gli autori di una rapina sfociata in estorsione. Quella di lunedì è stata una mattinata movimentata per gli agenti della Polizia locale e i poliziotti della Squadra Mobile. A contattare la municipale era stato il proprietario di un immobile di via Superiore. Due pakistani si erano creati un varco nella recinzione e si erano sistemati nel fienile, che raggiungevano attraverso una scala appoggiata al muro. Muhammad Zeehan, 21 anni e Abdul Nazir Khan, 23, dormiva su vecchi materassi, lerci e appoggiati al pavimento. Tutt'attorno le loro poche cose e tanta sporcizia. Avevano a disposizione 500 euro, un portafoglio e due belle biciclette. Gli agenti della Polizia locale li hanno portati in Questura per l'identificazione, ma una volta controllati i nominativi, è emerso che qualche giorno prima erano stati denunciati per aver rapinato un connazionale e avergli chiesto soldi per restituire i documenti.
È scattato il fermo di pg per concorso in rapina, tentata estorsione e ricettazione, convalidato ieri dal gip Rodolfo Piccin. Khan e Zeehan, difesi dagli avvocati Annachiara Tortora ed Elisa Trevisan, a Pordenone non hanno dimora e non fanno parte di alcun progetto di accoglienza. Uno dei due ha anche un precedente per rapina a Verona. Il giudice li ha scarcerati, ma ha imposto il divieto di dimora a Pordenone.
La Polizia locale li ha denunciati per occupazione abusiva di terreni ed edifici. La Squadra Mobile ha invece ricostruito l'estorsione. La vittima è a sua volta un profugo pakistano. Era arrivato a Pordenone mercoledì scorso, da Ancona, per cercare lavoro. I due connazionali, incontrati per caso, lo avevano minacciato con una grossa catena poi ritrovata nel fienile di via Superiore. Volevano il telefonino e l'hanno ottenuto. Poi hanno preteso anche il portafoglio, che conteneva 350 euro e documenti. Il giorno dopo li ha incontrati nuovamente in stazione ferroviaria ed è riuscito a farsi restituire il telefono. I due erano disposti a restituire anche i documenti, ma dietro un compenso di 200 euro.
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