Azienda truffata dal finto capitano del Gis

Martedì 13 Febbraio 2018
Azienda truffata dal finto capitano del Gis
ILCASO
PORDENONE Si presentò come un capitano dei carabinieri del Gis. Disse che faceva scorte a magistrati e politici e che aveva bisogno di essere assunto perchè stava lavorando sotto copertura. Era il luglio del 2009 e un'imprenditrice sacilese si fidò. Per due anni Rosario Forte, 40 anni, originario di Salerno, si occupò della Pessot Srl di Fontanafredda. Adesso è a processo per truffa pluriaggravata dall'abuso del rapporto di prestazione d'opera, dal rilevante danno patrimoniale cagionato alla società, ma anche dall'aver approfittato della particolare vulnerabilità della persona offesa. L'accusa rischia di appesantirsi, perchè il giudice Alberto Rossi ha invitato la pubblica accusa a datare i vari episodi contestati e a specificarli meglio dal punto di vista giuridico. Per alcune contestazioni, infatti, potrebbe profilarsi l'ipotesi di appropriazione indebita. Se ne riparlerà all'udienza del 9 aprile. Nel frattempo la vittima si è costituita parte civile con l'avvocato Francesco Minutillo.
Secondo l'accusa, Forte sarebbe diventato il referente commerciale dell'azienda. Si sarebbe attribuito stipendi superiori ai 1.500 euro pattuiti. Avrebbe emesso assegni o prelevato dai conti correnti 17.100 euro destinati a sè stesso o alla moglie. Avrebbe fatto figurare di essere al lavoro anche quando in realtà, accompagnato dai Carabinieri (quelli veri, in servizio al Comando provinciale di Pordenone), andava a testimoniare in procedimenti penali in cui figurava come collaboratore di giustizia.
La Procura gli contesta anche di aver indotto l'imprenditrice a rinunciare alla costruzione di un nuovo capannone in un terreno di proprietà a Fontanafredda, facendogli trasferire l'attività a Porcia, in una struttura affittata con opzione di acquisto. L'operazione naufragò e la Pessot Srl si ritrovò a patire un danno di 671 mila euro. All'imputato si contesta di essersi appropriato di una Bmw X5 che aveva fatto acquistare all'azienda, di aver ottenuto oltre 16mila euro per pagare spese (bollette, manutenzioni e consulenze legali) che in realtà erano state sostenute dalla propria società di costruzioni, di essersi appropriato di computer e telefonini aziendali restituiti nel 2012 dopo ripetute richieste. La lista delle contestazioni che l'avvocato Daniel Polo Pardise dovrà smantellare riguarda anche sim telefoniche e spese di trasferta che nulla avevano a che fare con la Pessot Srl.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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