Azienda svuotata prima del crac, in tre a giudizio

Giovedì 19 Aprile 2018
IL CRAC
PORDENONE La bancarotta della Levigatura 2010 srl esce dall'udienza preliminare con due patteggiamenti e tre rinvii a giudizio. La pena è stata concordata per Flavio Piovesana, 52 anni, di Pordenone, che ha patteggiato 1 anno e 8 mesi con la condizionale (avvocato Cristiano Leone). Quattro mesi, in continuazione con 2 anni e 2 mesi inflitti dal Tribunale di Treviso per un altro fallimento, ha invece patteggiato Mauro Carbotti (53) di Lecce (difeso da Fabio Marcolungo). A giudizio sono stati rinviati Elio Zucchetto (65) e Giuliana Scherlich (54) di Portogruaro (avvocato Federico Doni per entrambi) e Alfeo Pessotto (67) di Brugnera (avvocato Sergio Gerin).
Il crac risale al 2011 e fu chiuso per insufficienza di attivo. La sede di via Fonterrante 20 a Monterubbiano, nelle Marche, era spoglia e la società si era rivelata una scatola vuota. Le indagini della Guardia di finanza di Pordenone accertarono che era nata da Prima Regola Srl, una realtà di Pordenone travolta dalla crisi e che il 16 aprile 2010 aveva cambiato denominazione. Secondo la l'accusa, i cinque imputati si sarebbero resi responsabili di bancarotta fraudolenta: Zucchetto e la Scherlich in qualità di amministratori di fatto di Prima Regola e poi di Levigatura 2010, Piovesana in qualità di socio amministratore di Prima Regola, Carbotti in qualità di amministratore di Levigatura 2010 e Pessotto per aver ideato la falsa cessione delle quote della società tra Piovesana e Carbotti. Un'operazione, quest'ultima, che ha visto Carbotti usare il nome di Andrea Lucchi, un milanese del 1969 già comparso in altre inchieste di bancarotta. In particolare il pugliese era conosciuto per il crac di una falegnameria di Motta di Livenza, dove sparì un patrimonio di 1,5 milioni di euro. Era un caso identico a quello della Levigatura 2010.
Prima del crac dall'azienda sparirono i libri contabili, nella sede di Villotta e nell'unità di Gruaro furono invece smantellati attrezzature e macchinari. Secondo il pm, inoltre, il trasferimento nell'aprile 2010 della sede della società a Monterubbiano sarebbe stato una farsa. Un escamotage per rendere più difficoltoso il recupero dei beni distratti.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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