Arrivano nuovi bidelli ma non fanno le pulizie

Domenica 24 Settembre 2017
IL CASO
PORDENONE Sono regolarmente assunti e, per la natura stessa del compito al quale sarebbero chiamati, dovrebbero (anche) garantire la pulizia degli ambienti scolastici. È così da sempre, nonostante tecnicamente non si chiamino più bidelli e siano inquadrati all'interno di norme contrattuali leggermente più complesse rispetto a quelle che ne definivano i ruoli alla fine del secolo scorso. Capita che spesso i bidelli (per praticità si continuerà a chiamarli in questo modo), una volta guadagnate l'assunzione e l'assegnazione a un istituto scolastico, dichiarino di non poter svolgere proprio la mansione centrale: le pulizie. E da qualche settimana il problema è letteralmente esploso in molti istituti scolastici di Pordenone e della provincia.
Quest'estate c'è stata un'ondata di assunzioni di cui hanno beneficiato prevalentemente collaboratori scolastici. Un bene, com'è logico pensare. Ma la fregatura per molti istituti è arrivata in seguito. La maggior parte del personale ingaggiato dalle scuole pordenonesi ha più di 65 anni. È un'età in cui si dovrebbe pensare alla pensione, soprattutto se il lavoro da svolgere è manuale. Non a caso sono spuntate decine di certificazioni mediche. E qui si arriva al nocciolo del problema. Nella maggior parte dei casi il personale assunto ha dichiarato di soffrire delle patologie invalidanti più svariate. La conseguenza è facilmente intuibile: a causa di impedimenti fisici gravi e certificati dal medico curante, infatti, moltissimi bidelli lavorano sì all'interno della scuola, ma non sono abilitati allo svolgimento delle pulizie. Una grana che al momento non si può risolvere. «C'è ancora tanto da fare - afferma il consigliere delegato all'Istruzione, Alessandro Basso - per arrivare alla cosiddetta buona scuola. Non è messa in discussione la buonafede delle singole persone, ma è evidente lo stato di difficoltà rilevato».
Un terzo della forza lavoro che attualmente si trova in servizio a Pordenone e provincia ha in mano un certificato medico che ne attesta l'invalidità (si parla di handicap di diversa gravità, in ogni caso di impedimenti che limitano di molto le possibilità lavorative del personale). Ma c'è anche una componente oscura, che riguarda ad esempio i bidelli che per anzianità e acciacchi tipici dell'età dichiarano comunque di non poter effettuare le pulizie di routine nelle scuole. Il risultato è allarmante: si arriva a circa cinque bidelli su sei non abilitati alla manutenzione ordinaria degli ambienti scolastici. Il risultato? Scuole sempre più sporche e gli unici collaboratori abilitati alle pulizie oberati di lavoro. Le categorie protette, poi, non possono essere sostituite e di conseguenza la situazione è destinata a durare nel tempo. I bidelli che hanno presentato una regolare certificazione medica possono solamente vigilare e non sono autorizzati a svolgere le mansioni tipiche del proprio lavoro. Una stortura del sistema che non sembra rimediabile. «Il problema - osserva infatti Antonella Piccolo, segretario della Cisl Scuola di Pordenone - è che il ministero non integra gli organici con personale abilitato alle pulizie».
Marco Agrusti
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