«Aiutare un profugo non è un reato»

Giovedì 23 Novembre 2017
L'AUTODENUNCIA
PORDENONE «La solidarietà non è un reato. Anch'io ho aiutato i rifugiati»: è il messaggio che un gruppo di cittadini ha voluto trasmettere in un video, diffuso in rete ieri mattina, nel quale 120 persone si autointervistano e, in qualche modo, si autodenunciano, per aver portato aiuto ai richiedenti asilo.
Si tratta di attivisti della rete solidale, volontari delle parrocchie che nei mesi scorsi hanno accolto i migranti trascorrendo le notti accanto a loro e cittadini che hanno semplicemente raccolto abiti, scarpe e coperte per chi non ne aveva. «Prestare soccorso a chi è in difficoltà non è reato», esordisce la prima degli intervistati; «Penso che l'espressione disturbare gli sbandati sia atroce», aggiunge un'altra. E poi ancora: «Per rifugiati e richiedenti asilo l'accoglienza è un diritto», ribadisce qualcuno, mentre altri spiegano di avere già fatto quello che da più parti viene chiesto loro, ossia di portarseli a casa: «Sono circa tre anni che sono impegnato quasi tutte le sere con i rifugiati, in strada. Porto loro quello che è necessario: coperte, sacchi a pelo, viveri. Li ospito anche in casa: è necessario farlo».
«Ho donato delle coperte perché non voglio patiscano il freddo», racconta una donna. E un'altra: «È da un anno che ospito tre rifugiati a casa mia». E poi ancora: chi li ha accompagnati in macchina, dato loro dei vestiti e ascoltato le loro storie, chi ha portato cibi e coperte «perché non si calpestano i diritti umani», chi ha ospitato famiglie con bambini piccoli trovati a dormire nei parchi, chi ha raccolto per loro vestiario, medicinali e coperte, chi li ha accompagnati al Pronto soccorso, chi ha ballato e cantato con loro, chi li ha assistiti durante le notti passate nelle parrocchie e li racconta come «una moltitudine di gente piena di umanità, di squisitezza e di educazione».
Sullo sfondo del video compare anche il parcheggio multipiano di via Vallona, dove due settimane fa ha trovato la morte il quarantenne di origine indiana Karnail Singh: «Penso che non è decoroso abbandonare un uomo di quarant'anni a morire per strada», commenta qualcuno. E un altro: «Morire di stenti non è una colpa; colpevole è l'indifferenza». Fino alla domanda provocatoria di Michele Negro: «Chissà come ha speso il Comune di Pordenone i 200mila euro che ha ricevuto dallo Stato, visto che i richiedenti asilo dormono ancora per strada e nei campi».
Il video vuole essere il primo di una serie: «Sono le persone che difendono la dignità e l'umanità di una città che rischia altrimenti di essere nota per la città dove si rubano le coperte ai senzatetto ed è reato fare l'elemosina - spiegano -. Continueremo a raccogliere questi e altri video e le foto, le immagini e le parole di solidarietà in una pagina apposita a sostegno di chi ha deciso di restare umano».
Lara Zani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci