Adescato a 13 anni: «Ero solo, ha approfittato»

Mercoledì 21 Febbraio 2018
LA STORIA
PORDENONE «Avevo 13/14 anni, era il momento in cui cominciavo a scoprire la mia sessualità. Ho incontrato lui... e lui sapeva, era consapevole, c'ha marciato sopra». La testimonianza di uno studente universitario che oggi ha 21 anni è stata molto intensa. Sul banco degli imputati c'è un medico della provincia di Pordenone che deve difendersi da accuse pesanti: atti sessuali con un minore affidatogli dalla madre per ragioni di educazione; atti sessuali con altri due minori adescati su internet; detenzione e condivisione di materiale pedopornografico; prostituzione minorile con i due ragazzini a cui prometteva ricariche telefoniche e regali. Quest'ultimi sono stati sentiti ieri, dopo che il luogotenente Gennaro Corso ha riepilogato le fasi dell'indagine. Uno dei ragazzi - che adesso ha vent'anni - ha chiesto al giudice che si procedesse a porte chiuse. Lo studente no. «È indifferente», ha detto.
È con serenità che ha risposto alle domande del pm Pietro Montrone. Ha ricordato di quando, adolescente, si era iscritto a Netlog, un social dove potevano accedere anche i tredicenni. Il medico lo contattò e poi lo aggiunse ai suoi contatti Skype. Sono così cominciate le videochiamate e primi atti sessuali. Qualche mese dopo si sono incontrati in un centro commerciale della provincia di Udine. «Io all'inizio ho vissuto male la mia sessualità - ha spiegato - Ho fatto di tutto per cambiare, solo il fatto di incontrare un altro uomo lo vedevo come una cosa sbagliata».
Il giovane ha escluso che doni ed elargizioni di denaro fossero legati a prestazioni sessuali. Al primo incontro il medico gli regalò i pesi perchè il ragazzo gli aveva raccontato che voleva iscriversi in palestra («In chat parlavamo di tutto»). Poi gli regalò il piercing sulla lingua (60 euro), gli diede 50 euro affinchè acquistasse un borsone sportivo e al compimento dei 16 anni gli regalò 100 euro. «Io non avevo rapporti con altri ragazzi come me - ha spiegato - Non mi ero dichiarato con nessuno, lui era l'unico per me. Andavamo in un boschetto vicino a casa mia, lui mi praticava sesso orale. Tre o quattro volte sono andato a casa sua». A 15 anni ha deciso di confidarsi con un'amica. È stato in quel momento che le cose sono cambiate. «Io sono consapevole che non posso tornare indietro - ha detto - La mia amica continuava a ripetermi ti rendi conto di quello che ti ha fatto?. Ero solo e lui c'ha marciato, perchè io non ho potuto confrontarmi con i miei coetanei e lui lo sapeva».
Ha riferito che, dal momento in cui avevano cominciato a frequentarsi, gli disse che «della sua sessualità sapevamo solo io e il ragazzo che aveva a casa». Il ragazzo che abitava con il medico è quello che ha fatto partire con le sue denunce l'indagine dei carabinieri del Nucleo operativo di Pordenone. «Parlavamo anche di lui - ha detto lo studente - So che giocava a calcio, che era sempre affamato, che non venivano a prenderlo agli allenamenti e lui aveva cominciato a portarlo a casa. Disse che praticavano sesso orale, a me ha sempre fatto strano, perchè il ragazzo era eterosessuale».
I contatti con il medico conosciuto su Netlog si sono interrotti perchè lo studente aveva percepito che non era un «rapporto sano». Glielo disse e, per un anno e mezzo, gli incontri cessarono. «Da lui sono tornato dopo i 18 anni, in macchina, per restituire i libri che mi aveva prestato per studiare all'Università. Abbiamo bevuto solo un caffè». Al Tribunale che voleva sapere perchè non ha presentato querela, ha risposto: «Non mi sono costituito parte civile perchè sono uno studente e non avrei potuto pagarmi l'avvocato». Il giudice Alberto Rossi, che presiede il collegio, si è scusato: «Mi dispiace per il difetto di informazione: perchè lei poteva essere tutelato a spese dello Stato».
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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