Urbs Picta, riapre l'oratorio San Michele

Venerdì 23 Marzo 2018
Urbs Picta, riapre l'oratorio San Michele
L'INTERVENTO
PADOVA Adesso è pronto a presentarsi in gran forma all'appuntamento del prossimo anno con la candidatura a patrimonio mondiale dell'Unesco, insieme agli altri sette custodi degli affreschi trecenteschi della Padova Urbs Picta. Da ieri l'Oratorio di San Michele, scrigno di storia e di arte incastonato fra il Castello Carrarese e la Specola, ha riaperto le porte al pubblico, dopo un lungo e complesso restauro iniziato nel 2015. Possono così ripartire, anche con nuovi itinerari, le visite guidate a cura dell'associazione La Torlonga, che dal 2000 gestisce l'oratorio per conto del Comune.
LA FINE DELLA DINASTIA
Gli affreschi, realizzati da Jacopo da Verona nel 1397, concludono il percorso del secolo d'oro della Signoria Carrarese, definitivamente caduta nel 1405. «San Michele è l'ultima, emozionante testimonianza di quella Padova del XIV secolo che ambisce a conquistare un rango europeo e cosmopolita - dice l'assessore alla cultura Andrea Colasio, da sempre in prima linea per la Urbs Picta - La Signoria realizzò una politica culturale ante litteram, costruendo la città a propria immagine e somiglianza, sacralizzando in ogni luogo il potere e la magnificenza del proprio dominio». Abbattuta la chiesa nel 1815, rimase l'oratorio, che ha origini addirittura nell'epoca longobarda. Negli affreschi dedicati alla vita della Vergine si celebrano gli ultimi Carraresi, Francesco il Vecchio e Francesco Novello, che si sono fatti ritrarre nel corteo dell'Adorazione dei Magi. L'opera fu voluta da Piero de Bartolomeo de Bovi, cugino di Piero di Bonaventura, ufficiale della zecca dei Carraresi. «Questo recupero - aggiunge Colasio - è importante per la candidatura Unesco della Urbs Picta, una candidatura talmente forte e innovativa nella sua concezione seriale, legata a diversi siti, da aver suggerito alle altre città italiane in lizza di ritirarsi». «La Soprintendenza crede molto nella candidatura Unesco della Urbs Picta, uno dei punti più alti in cui il potere ha saputo rivoluzionare le proprie forme di comunicazione», aggiunge il soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Andrea Alberti, che con i suoi uffici ha supervisionato i lavori.
I LAVORI
Il restauro, costato 190 mila euro e progettato dagli architetti Domenico Lo Bosco e Fabio Fiocco del settore Edilizia Pubblica, è stato reso possibile grazie al sostanzioso intervento di 150 mila euro della Fondazione Cariparo, rappresentata ieri dal consigliere generale Silvana Bortolami. I dipinti di Jacopo da Verona erano minacciati in particolare dall'umidità di risalita, pericolosissima per la loro integrità. I lavori hanno puntato anche a rendere più armonico l'insieme dell'edificio, recuperando in uno sguardo di insieme gli ampliamenti effettuati nell'Ottocento. Novità assoluta il nuovo ingresso dalla porta dell'antica chiesa, al quale si accede da un cortiletto dove un tempo si trovata la navata centrale. I visitatori possono entrare nella biglietteria, l'ex sacrestia, e ammirare anche un sarcofago tardo-romano riemerso durante le indagini archeologiche.
«Questi affreschi hanno una storia travagliata - fa presente Davide Banzato, a capo del settore Cultura e Musei - Solo nel 2000 sono stati ricollocati nell'oratorio e restaurati, dopo essere stati staccati ed esposti nelle mostre. Oggi, dopo l'ulteriore intervento, si possono leggere in tutto il loro realismo quasi domestico».
Maria Grazia Bocci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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