Ucciso a bastonate, tesimoniano i padri Mercedari

Giovedì 29 Giugno 2017
Padre Eraclio Contu è stato direttore della comunità Oasi dei Mercedari di Chiesanuova fino all'ottobre scorso. Gli è succeduto padre Giovannino Fabiano, attuale direttore dell'Oasi. I due prelati, in abito bianco, hanno deposto ieri mattina davanti ai giudici della Corte d'assise, presieduta da Claudio Marassi. Sono stati chiamati a deporre dal pubblico ministero Daniela Randolo. Nella comunità dei padri Mercedari la sera del 6 novembre 2015 è stato ucciso Antonio Floris, detenuto sardo sessantunenne, che di giorno lavorava all'Oasi e di sera rientrava al Due Palazzi per finire di scontare la pena di un duplice tentato omicidio. Sul banco degli imputati c'è il siciliano Santino Macaluso, 53enne, difeso dall'avvocato Annamaria Marin.
Chi era Antonio Floris? I due padri hanno detto ai giudici che era un uomo di grande fiducia, che stava terminando di scontare la sua pena. Era un tuttofare. E nei suoi confronti c'era un grande rapporto di amicizia. Quando è stato festeggiato il mezzo secolo dell'Oasi è stato eretto un monumento. Ci sono tre statue. Una raffigura un frate che accoglie un detenuto. Ebbene, quel detenuto è Antonio Floris.
Il recluso sardo è stato ucciso a bastonate in uno stanzino. L'assassino l'ha colpito prima alla nuca e poi ha continuato a infierire alla testa con altri quattro colpi. Poi il corpo di Floris è stato trascinato lungo un camminamento di 13 metri fino a un cortile e qui per altri 8 metri, prima di essere nascosto sotto una catasta di legna. Il cadavere è stato ritrovato dopo qualche giorno la sua scomparsa.
Macaluso ha sempre negato ogni responsabilità, sia pure fornendo due diverse versioni dei fatti. Floris lavorava all'interno della comunità. Macaluso aveva già scontato 25 anni di pena. Secondo l'accusa il siciliano avrebbe rubato 300 euro a Floris per acquistare cocaina da sniffare con altri ospiti. Temendo di essere scoperto avrebbe deciso di ammazzare il sardo con cinque bastonate in testa.

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