Torna la sorella di Torch: «Lui non c'entra con le spaccate»

Venerdì 26 Ottobre 2018
IL CASO
PADOVA È tornata dalla Tunisia il prima il possibile, per affrontare la scomoda situazione di trovarsi con un fratello arrestato. Ora che lui è in carcere, lei non si dà pace. «Non posso credere che abbia colpe, non è un criminale» continua a ripetere a tutti Mounira Torch, la sorella del tunisino finito in manette perché ritenuto responsabile di numerosi assalti a locali e negozi in città.
Secondo gli investigatori della polizia Amor Ben Lazhar Torch è uno degli spaccatori che negli ultimi mesi hanno fatto piombare baristi e commercianti in un vero e proprio incubo. Anche la sorella Mounira si è trovata suo malgrado a recitare un ruolo importante in questa storia, pur non essendo indagata e non essendo mai stata ascoltata dalla polizia.
L'ALLOGGIO
Secondo la ricostruzione degli investigatori della Squadra Mobile, infatti, l'uomo più ricercato di Padova se ne stava tutto il giorno nascosto nel suo appartamento Ater di via Varese (zona Palestro) e metteva il naso fuori solamente quando la città si stava ormai addormentando. Prima per procacciarsi la droga e poi per andare a colpire. Il problema sta nel fatto che quell'appartamento popolare in zona Palestro non era affatto suo: era intestato proprio alla sorella, alla quale era stato assegnato nel 2015 tramite graduatoria comunale.
LE ACCUSE
Inizialmente a Torch erano stati attribuiti due colpi: quello al bar panetteria Carlotta di via Zabarella del 2 ottobre e poi quello al negozio È-Fashon di via Giuliani e Dalmati quattro giorni dopo. Si sono poi aggiunte la spaccata al negozio Public di via Altinate dell'8 giugno (nel suo covo è stato trovato il bottino da ben 14mila euro tra orologi e capi d'abbigliamento) e il furto dell'8 maggio all'interno della tabaccheria Padova Vape Club di via Pacinotti.
Nel suo appartamento i poliziotti della Squadra Mobile hanno recuperato merce di vario genere ritenuta bottino di ripetuti colpi in città: moltissimi vestiti ma anche sigarette elettroniche e un lettore di codice a barre. Gli accertamenti dei giorni scorsi hanno appurato la provenienza di quella refurtiva, ma le indagini proseguono e sono quindi coperte da uno stretto riserbo.
Di certo a Torch sarà contestata la ricettazione, un reato che per il codice penale è considerato ancor più grave del furto.
I DOMICILIARI
Il suo legale è l'avvocato Luca Deiana: i due si sono incontrati in carcere subito dopo la convalida dell'arresto. Nei giorni scorsi si era diffusa l'ipotesi che per il tunisino venisse chiesto il regime dei domiciliari proprio in via Varese, ma non è escluso che l'avvocato trovi un altro alloggio eventualmente a disposizione. Intanto le indagini continuano a ritmo serrato, perché altri banditi potrebbero essere ancora liberi di colpire.
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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