Sul Sarpi-Dalmazia saldature imperfette

Sabato 18 Agosto 2018
Sul Sarpi-Dalmazia saldature imperfette
IL CASO
PADOVA Uno dice: eh sì i ponti in calcestruzzo, roba vecchia. Guarda quello in via Vigonovese, con il cemento che si sgretola e i ferri a vista. É talmente saldo che sopra, in tangenziale, hanno messo il divieto di sorpasso per i camion in quel tratto. Infatti costa 1 milione metterlo a posto, lavori nel 2019.
E poi invece guarda il cavalcavia Sarpi-Dalmazia che bello, tutto strallato in acciaio, una sicurezza. Sì, finché lo prendono le auto. Ma i camion sopra i 35 quintali no. Le ferrovie dello stato che devono far passare i treni sotto la campata, all'atto del collaudo per permetterne l'apertura lo hanno declassato: cioè non possono salirci camion superiori a 35 quintali perché in alcune forcelle dove si innestato le saldature dei cavi tiranti, le saldature presentano delle imperfezioni. Il passaggio è contenuto nella delibera 0290 del 2011 della Giunta comunale che a sua volta l'ha citata nell'ambito di una lunga baruffa con i costruttori. Quel cavalcavia nato per costare 8 milioni alla fine ne costò 14 perché le imprese misero una serie di riserve ovvero di sovraprezzo sull'opera perché non ci stavano dentro e alla fine non vollero nemmeno firmare il collaudo perché sostenevano che non era colpa del lavoro, ma del progetto se il ponte era imperfetto. Eppure Rfi contestò loro con perizie dell'Istituto italiano della saldatura una lavorazione non eseguita ad opera d'arte.
Fattostà che il Comune che chiedeva un monitoraggio dell'opera tra i 5 e i 9 anni a loro carico, si vide rispondere picche e decise in quella data che le avrebbe prodotte in proprio rivalendosi poi nei confronti del saldo finale alle ditte, citando i risultati di Rfi. Insomma è tutto relativo, come quel giovane disegnatore padovano oggi 83enne che ci ha raccontato, volendo rimanere in incognito quando a Roma nel 1963 assistette ad un accesso diverbio fra Riccardo Morandi e Gino Covre strutturista del famoso architetto Pier Luigi Nervi proprio per il ponte di Genova. Covre affermava che la progettazione in calcestruzzo avrebbe avuto una grande criticità nella corrosione dell'armatura e nel degrado del cemento, suggerendo al posto del cemento armato precompresso per i tiranti, l'acciaio libero e visibile soprattutto per la finalità del monitoraggio del degrado. Aveva ragione.
Mauro Giacon
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