Scandalo migranti, carabinieri di nuovo in Prefettura

Mercoledì 16 Gennaio 2019
Scandalo migranti, carabinieri di nuovo in Prefettura
L'INCHIESTA
PADOVA Nuovo blitz dei carabinieri in Prefettura, nella giornata di lunedì, in merito alle indagini sullo scandalo nella gestione dei migranti. Gli uomini dell'Arma, coordinati dal sostituto procuratore Sergio Dini titolare del fascicolo, sono stati per oltre cinque ore negli uffici di palazzo Santo Stefano e hanno acquisito una serie di documenti contabili. È di fatto la prosecuzione del blitz effettuato a novembre dell'anno scorso. Gli inquirenti hanno raccolto le carte relative ai pagamenti effettuati dalla Prefettura in favore di Ecofficina (ora Edeco) nell'anno 2016. Soldi entrati nelle casse di Simone Borile, gestore occulto della cooperativa, per mandare avanti l'accoglienza diffusa, il centro di Bagnoli di Sopra e l'ex caserma Prandina. Motivo? Le accuse per gli otto indagati, contestate a vario titolo in concorso e con aggravanti, vanno dalla turbata libertà degli incanti alla frode nelle forniture pubbliche, dalla truffa alla corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, fino all'induzione indebita, alla rivelazione di segreto d'ufficio, al falso. Ma in particolare per contestare la truffa gli investigatori devono quantificare una somma in denaro, ed è per questo motivo che sono stati acquisiti altri documenti contabili. Nel mirino degli inquirenti sono finiti, in particolare, due appalti appunto del 2016. Uno da 16 milioni di euro per 1.700 posti e l'altro da quattro milioni per 500 migranti. La figura chiave al centro del presunto business sarebbe quella di Tiziana Quintario, l'ex funzionaria della Prefettura incaricata della gestione dei migranti e della predisposizione di bandi e contratti. Parlando di lei, Borile dice «la mia donna in Prefettura». Sulla scorta di questo e di altri elementi, il pubblico ministero sospetta che siano stati confezionati bandi ad hoc per favorire la coop amica. Ma non solo. Il magistrato ipotizza un vero e proprio accordo finalizzato a spingere in tutti i modi Ecofficina a scapito di altre coop.
Due sono gli indagati illustri finiti nell'inchiesta, che a breve gli inquirenti andranno a chiudere. Sono l'ex vice prefetto vicario Pasquale Aversa e l'ex vice prefetto Alessandro Sallusto ora alla Prefettura di Bologna come Tiziana Quintario. Fondamentale per le indagini è stato quanto dichiarato da Aversa nel corso del suo interrogatorio, dell'ottobre scorso, che si è svolto nella stazione dei carabinieri di Prato della Valle. L'ex vice prefetto vicario ha dichiarato: «Ricevevamo forti pressioni dai Comuni...C'era il rischio che i Comuni potessero chiudere i centri con una ordinanza sindacale per problemi igienico-sanitari». E ancora: «La Prefettura era lasciata allo sbando. Venivamo avvisati di nuovi arrivi di migranti solo 24 ore prima dal Ministero e dovevamo per forza trovare loro una sistemazione. E quando gli è stato chiesto se la soluzione migliore al problema era la cooperativa Ecofficina (ora Edeco) con il suo responsabile Simone Borile, l'ex vice prefetto vicario Aversa ha ammesso che «...In quei frangenti Ecoffocina era la soluzione...». Interessante è stata considerata dagli investigatori anche la memoria difensiva presentata dall'ex vice prefetto Alessandro Sallusto.
Marco Aldighieri
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