Ripulita dai volontari riapre villa Rodella

Domenica 17 Giugno 2018
Ripulita dai volontari riapre villa Rodella
LA DIMORA
CINTO EUGANEO A tre anni dalla confisca, Villa Rodella spalanca di nuovo i cancelli per ospitare un cicloraduno di legalità. Ieri mattina una parte dei giardini della villa di Cinto Euganeo è stata rimessa a nuovo in vista della manifestazione di oggi, a cui aderiranno ciclisti e cittadini di tutta la provincia per dire no alla corruzione. Una task force di dieci volontari composta dai militanti di Libera contro le mafie, Legambiente e Us Acli Padova si è data appuntamento alle 9 davanti a uno dei cancelli laterali della dimora. Aprire uno dei lucchetti che da anni incatena l'edificio era un gesto simbolico che i volontari attendevano con trepidazione: un primo passo verso la riappropriazione di una villa diventata il simbolo della corruzione del suo vecchio proprietario. Secondo la magistratura, infatti, Galan avrebbe investito nella ristrutturazione della dimora le tangenti intascate per la realizzazione del Mose. L'accusa di corruzione aveva spinto l'ex governatore a chiedere nel 2014 un patteggiamento, poi sfociato in due anni e dieci mesi di arresti domiciliari. Gli avvocati di Galan avevano indicato villa Rodella come bene da confiscare per evitare che fossero intaccati altri immobili, conti correnti oppure i ricavi delle aziende di cui l'ex governatore era socio. Lo stato quindi, diventato proprietario dell'immobile, avrebbe potuto ricavare dalla vendita all'asta dell'edificio, i 2 milioni e 600mila euro che Galan dovrebbe risarcire come danno inflitto alla pubblica amministrazione. Ma Veneto Banca si era inserita nella contesa, reclamando un'ipoteca da un milione e 800mila euro. E mentre il nodo relativo a chi spetti il diritto di prelazione resta ancora da sciogliere, la villa cade in rovina.
DECLINO
Un declino a cui le associazioni del territorio, prima fra tutte Libera, hanno tentato di opporsi attraverso l'iniziativa di oggi. Quando ieri mattina è arrivato il momento di spalancare il cancello, il piccolo intoppo dovuto al fatto che il tribunale aveva consegnato la chiave sbagliata, non ha guastato la solennità del gesto, anzi l'ha amplificata. Tentando di aprire il lucchetto e di sfilarlo dalla cancellata, i volontari si sono accorti che la chiave non era quella giusta. Ma non si sono lasciati abbattere dall'inconveniente: erano lì per ripulire un settore del parco e se ne sarebbero andati soltanto a lavoro compiuto. Così hanno chiamato il tribunale chiedendo l'autorizzazione a tranciare il lucchetto. Il via libera non ha tardato ad arrivare, così i dieci volontari, armati di decespugliatore, rastrelli e sacchi per i rifiuti, hanno ripulito l'area che dal cancello laterale conduce alla villa, uno spiazzo di circa 300 metri quadrati prima infestato da erbacce alte quasi due metri, arbusti e rampicanti. Nel groviglio di vegetazione che in questi anni ha inghiottito il parco c'erano anche rifiuti, soprattutto pezzi di plastica. «Ripulire anche una parte del giardino racconta Adriano Resente di Legambiente è stato un gesto di giustizia. D'altro canto però vedere la villa in abbandono ci fa rabbia: possibile che un bene del genere rimanga chiuso?». E' la stessa domanda che si pone il presidio atestino di Libera, che sta valutando l'ipotesi di avanzare un progetto di valorizzazione.
Maria Elena Pattaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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