Quando il gioco diventa malattia: a Padova 500 schiavi

Lunedì 19 Marzo 2018
UN PROBLEMA IN CRESCITA
PADOVA Se non giochi non vinci, ammiccano da un famoso spot, ma giocare sano è quanto di meglio si possa fare: ben lo sanno nell'ambulatorio per la prevenzione e il trattamento della dipendenza da gioco dell'ex Ulss 16 dove si tenta di riportare in carreggiata chi eccede.
E con la crisi imperante, l'idea di diventare ricchi in un baleno, baciati dalla dea bendata, è più che allettante: può diventare idea fissa, pericoloso equilibrismo, malattia conclamata, acclarata ossessione. Dei 400.000 residenti tra Padova e provincia che almeno una volta hanno puntato denaro alle macchinette, 18.000 sono giocatori problematici, 3.000 dipendenti patologici, 70mila sarebbero a rischio di sviluppare una qualche forma di sudditanza, e almeno 500 risulterebbero ad altissimo rischio schiavitù. Meglio correre ai ripari ma si stima che solo il 10, 15% dei giocatori patologici cerchi aiuto, giungendo tardivamente a riconoscere la propria malattia e a farne fronte: nel mentre molti perdono il lavoro, sfasciano la famiglia, prosciugano patrimoni, scendono in un inferno sempre più nero.
Invertire la rotta si può, per esempio con il sostegno clinico di questo ambulatorio al centro socio-sanitario Ai Colli e riservato ai giocatori patologici, servizio pubblico e gratuito che nel rispetto della privacy fornisce consulenze e propone interventi (non occorre impegnativa da parte del medico di base, per fissare un appuntamento telefonare al numero verde 800629780). Quanti chiedono aiuto? Le persone che nel triennio 2013-1015 si sono rivolte alle strutture dell'Ulss 6 sull'intero territorio di Padova e provincia per avere sollievo e aiuto da dipendenza di gioco d'azzardo sono in media 3 ogni 10mila abitanti. L'identikit del giocatore incallito? Uomo, tra i 35 e i 50 anni, socialmente e culturalmente variabile, dal diplomato al plurilaureato, dal disoccupato al manager, spesso con un problema di fondo come insoddisfazione esistenziale, deludente menage familiare, scontentezza latente o diffusa: il maschio patavino è tre volte più amante di slot machine, gratta e vinci, bingo e ippica, di quanto non lo sia la compagine femminile anche se la forbice si sta riducendo.
Che il problema sia in crescita lo testimonia anche Giocatori noti, il servizio ambulatoriale di consulenza, diagnosi e cura ideato da Poliambulatorio Arcella che ha preso il via operativamente a settembre scorso dopo una campagna di sensibilizzazione. «In meno di un semestre - rendiconta l'amministratore delegato Luca Rubaltelli - ci sono pervenute molte richieste che si sono tradotte nella presa in carico da parte dei nostri psicologi e psicoterapeuti di pazienti con problematiche gravi di dipendenza da gioco che stanno seguendo con costanza un percorso riabilitativo. La sempre più rilevante diffusione di questa dipendenza ha portato alcune scuole medie superiori a contattarci per realizzare incontri di informazione psicologica, iniziati nei giorni scorsi con l'Istituto Bernardi, dove tutte le classi, alunni e genitori, hanno aderito all'iniziativa con una prima mattinata di test cui seguiranno altri due incontri, forma esperienziale che sta dando buoni risultati e che ci è già stato chiesto di replicare in altre scuole».
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