Prof. Calabrò, da luminare a trapiantato

Mercoledì 15 Agosto 2018
Prof. Calabrò, da luminare a trapiantato
IL MEDICO-PAZIENTE
PADOVA Improvvisamente si trovò dall'altra parte della barricata, per uno strano gioco del destino nei panni di chi, tante volte, lui aveva salvato. Da chirurgo toracico e coordinatore per i trapianti del Veneto, a trapiantato: sono cinque anni che il professor Francesco Calabrò vive con un cuore nuovo. Come chirurgo trapiantò o contribuì a innestare, in équipe, una quindicina di polmoni. Come supervisore del Centro trapianti del Veneto - sede all'ospedale Giustinianeo, Azienda ospedaliera di Padova - di trapianti di tutti i tipi ne coordinò 1.200 come direttore dal 2009 al 2012, prima altri 3.800 come responsabile vicario dal 2003 al 2009. Finchè un brutto giorno, è stato il suo cuore a cominciare a fare le bizze. E lui stesso, dopo quarant'anni netti al servizio della chirurgia, si è ritrovato catapultato nelle vesti di paziente: prima in lista d'attesa, poi in sala operatoria grazie a un organo donato, quindi trapiantato.
LE CURE E LO SPORT
Adesso è pure un atleta medagliato. Francesco Calabrò ha infatti partecipato (e vinto la medaglia di bronzo nella corsa) ai Campionati europei dei trapiantati, svoltisi a giugno a Lignano Sabbiadoro. In tutto 300 atleti provenienti da 15 Paesi si sono misurati nelle discipline del nuoto, ciclismo, corsa campestre, pallavolo, atletica, tennis, badminton, petanque (bocce), tennis tavolo. Tra i settanta partecipanti italiani anche quattordici uomini e donne del Veneto che hanno ricevuto un cuore nuovo nel Centro di cardiochirurgia Vincenzo Gallucci dell'Azienda ospedaliera universitaria di Padova, e che ieri sono stati festeggiati dal governatore Luca Zaia. Per loro, a Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale a Venezia, è stato allestito un podio speciale: accompagnati dal loro angelo della vita, il cardiochirurgo Gino Gerosa, direttore del Centro Gallucci, hanno ricevuto una standing ovation. Presenti anche l'assessore alla Sanità Luca Coletto, il vicepresidente Gianluca Forcolin, e poi Manuela Lanzarin, Giuseppe Pan, Cristiano Corazzari, Elena Donazzan.
L'OMAGGIO
«Questo è un parterre di veri campioni ha detto Zaia composto da questi atleti del tutto speciali e dalle strutture sanitarie di eccellenza come il Centro Gallucci che ha donato loro una nuova vita pressochè normale».
«Risultati come questi gli ha fatto eco Coletto sono possibili solo dove si trovano ricerca e cure di eccellenza e possiamo dire con orgoglio che in Veneto ci sono». Dal canto suo il professor Gerosa, ricordando che i risultati si raggiungono in equipe e ringraziando tutti i componenti del team di Cardiochirurgia di Padova, ha ricordato che il trapianto d'organo è ancora oggi la pratica clinica migliore per ridare una vita normale ai pazienti (il 90% dei trapiantati torna regolarmente a lavorare e svolgere attività motoria), ma ha espresso la convinzione che il procurement di organi possa diventare progressivamente sempre più difficile. Per questo Gerosa ha citato l'esperienza del cuore totalmente artificiale: «Per ora è prodotto solo dagli americani, ma coltiviamo il sogno di farne uno tutto nostro». Ma, c'è un ma: si tratta di un sogno da 50 milioni di euro, per realizzare il quale si cercano sponsor e benefattori.
IL PROGETTO
Ricercatori sono intanto al lavoro a Padova anche su un progetto di ricerca sulla decellularizzazione per aumentare la compatibilità degli organi donati con le caratteristiche del ricevente, programma finanziato dalla Regione. Tra i campioni veneti trapiantati, anche un personaggio del tutto particolare: il professor Francesco Calabrò, appunto. «Grazie a chi mi ha permesso di sopravvivere».
Federica Cappellato
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