Portata in sala parto mentre sta soffocando

Venerdì 21 Aprile 2017
Portata in sala parto mentre sta soffocando
Èa un anno è ridotta allo stato vegetativo, ferma, immobile in un letto di una casa di riposo. Domenica compirà trentacinque anni, ma non potrà festeggiarli insieme al marito e al suo bambino di un anno. Lei, padovana, non è in grado di parlare, muoversi e mangiare. Era l'aprile dell'anno scorso quando la giovane è stata ricoverata, nel reparto di Ostetricia dell'ospedale civile, con qualche giorno di anticipo rispetto alla data fissata per il parto. Motivo, durante la gravidanza aveva avuto alcuni problemi legati alla respirazione. La sera del 28 aprile del 2016, la donna ha avuto una crisi respiratoria. Gli infermieri preoccupati hanno subito chiamato due anestesiste di 61 e 56 anni in servizio all'Azienda ospedaliera. I due medici, dopo avere valutato la situazione, hanno deciso di non effettuare una tracheostomia d'urgenza alla paziente, ma di portarla in sala parto e di darle l'ossigeno attraverso la mascherina. La giovane ha partorito e il bambino se pure prematuro è nato sano, ma la mamma, secondo l'accusa rappresentata dal sostituto procuratore Francesco Tonon titolare delle indagini, è rimasta senza ossigeno per almeno venti minuti. Ancora per l'accusa la paziente presentava un quadro di stenosi tracheale acuto e il non essere intervenuti tempestivamente ha cagionato alla donna un danno anossico cerebrale, una malattia insanabile, causato da una ipossia durata circa venti minuti. Il pubblico ministero ha nominato come consulente tecnico il professore Carlo Moreschi dell'Università di Udine. L'analisi dell'esperto ha messo in evidenza come le due anestesiste avrebbero dovuto praticare una tracheostomia d'urgenza alla paziente, anche senza utilizzare l'apposito kit ma con un semplice grosso ago, e non portarla in sala parto. Solo in questo modo avrebbero potuto evitarle il peggio. Inoltre averle applicato la mascherina con l'ossigeno durante il parto non è servito a nulla, in quanto la trachea era occlusa. Così le due dottoresse si sono trovate iscritte nel registro degli indagati con l'accusa di lesioni personali colpose aggravate.

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