Omicidio Noventa, i tre vogliono l'Appello

Giovedì 7 Dicembre 2017
NUOVO PROCESSO
PADOVA I fratelli Freddy e Debora Sorgato, e la tabaccaia veneziana Manuela Cacco vogliono essere processati anche in Appello per difendersi dall'accusa di avere ucciso Isabella Noventa. I loro legali, nella mattinata di martedì, hanno depositato la richiesta al Tribunale di Venezia. Tutti e tre sono alla ricerca di uno sconto della pena.
L'APPELLO
I due fratelli Freddy e Debora Sorgato in rito abbreviato davanti al Gup Tecla Cesaro sono stati condannati a trent'anni, e la tabaccaia Manuela Cacco a 16 anni e dieci mesi. Tutti e tre erano accusati di omicidio volontario premeditato e soppressione di cadavere. La tabaccaia anche di stalking nei confronti di Isabella e di simulazione di reato. Ora, attraverso i loro avvocati, hanno chiesto di essere processati in Appello con l'obiettivo di ottenere un importante sconto di pena. Gli avvocati del trio dietro le sbarre dal 16 febbraio del 2016, hanno depositato tra le cinquanta e le cento pagine di motivazioni per giustificare un secondo grado di giudizio. L'Appello al Tribunale di Venezia potrebbe svelare diversi punti oscuri del delitto della segretaria di Albignasego. Primo fra tutti dove è stato occultato e distrutto il corpo di Isabella. E poi l'arma del delitto e il movente, quest'ultimo non troppo chiaro.
IL FRATELLO DI ISABELLA
Paolo Noventa si aspettava che i tre condannati per l'omicidio di sua sorella chiedessero di essere processati anche in Appello. «Non è stata una sorpresa - ha dichiarato - anche perchè dalle intercettazioni di Freddy in carcere, si capisce che lui è convinto di essere scagionato in Appello. Nei colloqui con i suoi amici ha ribadito in più occasioni, che in Appello verrà creduto per avere commesso un omicidio colposo». Ma Paolo Noventa nutre una speranza per questo processo in Appello. «Io e mia madre - ha proseguito - vogliamo riavere il corpo di mia sorella. Ecco, forse nel prossimo processo uno dei tre nel tentativo di ottenere uno sconto della pena, potrebbe anche dire dove si trova il cadavere di Isabella. Magari non sarebbe ancora tutta la verità, ma almeno ci sarebbe una tomba su cui piangere. E poi i due fratelli potrebbero incolparsi a vicenda, anche qui nel tentativo di venire scagionati». Dalla sentenza in primo grado sono passati quasi sei mesi: un tempo lungo in cui Paolo Noventa ha meditato sulla morte di sua sorella. «Forse - ha ripreso - avrei potuto fare molto di più per salvare Isabella. Non mi sono accorto di tanti particolari e di chi in quel periodo le voleva del male. Non le ho detto, per non spaventarla troppo, che era stata seguita da un investigatore privato. E altre persone - ha terminato - avrebbero potuto fare di più per aiutarla. Lo stesso maresciallo dei carabinieri Giuseppe Verde, avrebbe potuto dire alla sue ex donna Debora Sorgato di lasciare in pace mia sorella. Verde con la mia famiglia non si è mai fatto sentire. Non ha mai chiamato e non ha mai scritto una lettera. Almeno avrebbe potuto chiederci scusa per non avere fermato Debora Sorgato».
Marco Aldighieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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