«Non mi aspettavo una sentenza così dura, ricorreremo in Appello»

Martedì 19 Dicembre 2017
«Non mi aspettavo una sentenza così dura, ricorreremo in Appello»
L'AVVOCATO
PADOVA «Noi nel processo abbiamo cercato di dimostrare che non c'era la volontà omicidiaria. Certo, adesso faremo ricorso in Appello contro questa sentenza. Che non mi aspettavo così e così dura». Annuncia battaglia l'avvocato Ernesto De Toni, difensore di Walter Onichini, il macellaio di Legnaro condannato ieri mattina dal tribunale Collegiale di Padova a 4 anni e 11 mesi di carcere (oltre ad un risarcimento danni da 24.500 euro in favore della vittima) per aver sparato al ladro albanese Elson Ndreca e averlo ferito mentre lui con due complici mai identificati stava cercando di svaligiargli casa la notte del 22 luglio 2013. «Evidentemente però per il tribunale continua nella sua analisi l'avvocato De Toni non è stato così e hanno ritenuto come la volontà del mio assistito fosse quella di uccidere: evento che non si è verificato solo per un errore». Tesi del tutto calzante con quanto sostenuto dal pubblico ministero Emma Ferrero, che aveva chiesto la condanna a cinque anni del macellaio. «Ora bisogna leggere le motivazioni della sentenza per capire quali siano stati gli elementi certi, al di là di ogni ragionevole dubbio, che hanno convinto i giudici che Onichini sparando al buio, voleva uccidere la persona che aveva rubato e che stava ancora cercando di rubare in casa sua». Sarà quindi nelle righe che scriveranno i giudici del tribunale Collegiale a sostegno della tesi di condanna, il tentativo di ribaltare una sentenza che così pesante, forse non si aspettava nessuno. «Le sentenze vanno lette e vanno individuati i punti deboli dei ragionamenti spiega il penalista padovano -. Ritengo che dal dibattimento siano emerse abbondanti ragioni per dubitare della volontà, certa, di Onichini di uccidere la persona che stava cercando di rubare in casa sua». C'è poi il capitolo legato al risarcimento. Nel dispositivo di sentenza infatti la richiesta danni è stata rinviata di fronte al giudice civile, anche se il Collegio ha stabilito una provvisionale di 24.500 euro che Onichini dovrà versare subito al ladro albanese che nell'ultima udienza prima della sentenza, per bocca della propria difesa, parte civile contro il macellaio, aveva chiesto un ristoro da capogiro: 324 mila euro per quella notte in cui aveva rischiato di morire. «Questa del risarcimento è una cosa al momento neutra perché lo stesso ladro albanese, che si può chiamare tranquillamente ladro perché c'è una sentenza del popolo italiano che lo definisce così e che è anche passata in giudicato (sono i 3 anni e 8 mesi di condanna proprio per il furto del 22 luglio 2013 a casa Onichini, ndr) aggiunge De Toni ha riconosciuto il diritto di risarcimento a Walter Onichini e ai suoi familiari. Quindi da un lato Onichini li deve e dall'altro li deve avere. Quella quindi è una cosa abbastanza neutra, anche se effettivamente Ndreca con la sentenza ormai definitiva non ha sborsato nemmeno un euro. Resta però l'amarezza per una sentenza che non ci aspettavamo così. Il ladro è irreperibile in Albania pur essendosi presentato qui a testimoniare prima dell'estate, quando la sentenza era già diventata definitiva. Ndreca però non è stato arrestato». Il tema però va oltre al processo sul caso di Legnaro e rimanda alla tanto invocata nuova legge sulla legittima difesa. Una discussione da cui l'avvocato De Toni sembra però chiamarsi fuori. «Come si vede quasi ogni giorno, ci sono mille interpretazioni per ogni fatto che è diverso dall'altro. Quindi - conclude il penalista la legge c'è, i giudici la applicano e gli avvocati la discutono».
N.M.
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