«Molestie, indagate su quei profughi»

Domenica 25 Febbraio 2018
«Molestie, indagate su quei profughi»
L'ORDINANZA
Non finisce in archivio l'inchiesta sulle molestie a sfondo sessuale subìte dalle addette alle pulizie dell'hub di Bagnoli. Il gip Mariella Fino ha scelto di restituire alla Procura il fascicolo d'indagine ordinando un supplemento istruttorio. Secondo il giudice vi sarebbero precise responsabilità ed è necessario individuare i quattro o cinque richiedenti asilo autori di palpeggiamenti, forme di esibizionismo e altri atteggiamenti a sfondo erotico, avvenuti quando le dipendenti di una ditta esterna erano impegnate nella pulizia delle camerate e dei bagni dell'ex caserma dell'Aeronautica militare. Assistite dal sindacato autonomo Labor e dalla delegata Elena Capone, in quattro hanno trovato il coraggio di denunciare un gruppetto di immigrati dei quali peraltro non conoscevano le vere identità. Nella querela li avevano citati con i soprannomi abitualmente utilizzati dagli altri ospiti dell'ex base. La Procura aveva delegato ai carabinieri il compito di risalire a nomi e cognomi dei responsabili degli squallidi episodi. Il continuo via vai di richiedenti asilo nell'hub della Bassa aveva però impedito agli investigatori dell'Arma di effettuare il riconoscimento.
Alla Procura non era rimasto altro che sollecitare l'archiviazione del procedimento per l'oggettiva impossibilità di esercitare l'azione penale. L'avvocato Stefano Fratucello si era però opposto. E il gip ha dato ragione al difensore delle quattro vittime di molestie, tutte residenti nella Bassa padovana, sostenendo che non dovrebbe essere un'impresa improba identificare i responsabili. Tanto più che almeno uno dei cinque immigrati sospettati degli abusi era stato allontanato da Bagnoli proprio per quella ragione, con una nota ufficiale della Prefettura trasmessa anche all'organizzazione sindacale. Poco dopo la denuncia era stato infatti trasferito in un altro centro di prima accoglienza.
«Non credo sia difficile arrivare ai nomi dei responsabili» ha sempre sostenuto la sindacalista Elena Capone, già protagonista di un duro confronto con i rappresentanti dell'autorità governativa nelle stanze della stessa Prefettura. «Il nostro rammarico - era stato il suo commento - è che fatti gravi avvenuti all'interno del luogo di lavoro rimangano impuniti e che ci si arrenda all'ondata di violenza dilagante». Non sarà proprio così. Le indagini dovranno ripartire daccapo, identificando in primis il profugo cacciato da Bagnoli dopo le molestie. Oltre agli episodi di violenza sessuale, la difesa delle lavoratrici chiede che vengano accertate eventuali omissioni da parte di chi avrebbe dovuto garantire la sicurezza all'interno dell'ex caserma di Bagnoli. Non è detto che tocchi ancora ai carabinieri della compagnia di Abano e della stazione di Bagnoli compiere gli accertamenti necessari all'individuazione degli autori delle molestie. Stavolta potrebbero occuparsene i poliziotti della speciale sezione della Squadra mobile.
Il caso era esploso circa un anno fa. Inizialmente le lavoratrici erano state oggetto di pesanti apprezzamenti e di qualche gesto osceno. Poi qualche migrante aveva alzato il tiro allungando le mani, con palpeggiamenti e strusciamenti nelle parti intime. In molte occasioni le addette alle pulizie erano state costrette a chiedere l'ausilio di una scorta per non correre il rischio di subire agguati nelle camerate o nei bagni.
Luca Ingegneri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci