Milan: «Noi minoranza etnica»

Venerdì 31 Marzo 2017
Milan: «Noi minoranza etnica»
Chiede l'intervento della Regione. E a Zaia domanda di intervenire affinché «siano fatte salve la tutela della dignità e della specificità del popolo vento residente da tempo immemore sul territorio di Bagnoli». Roberto Milan, primo cittadino del centro della Bassa che ospita l'hub, ha concluso con questa frase il testo della delibera che verrà presentata questa sera in consiglio comunale, con l'obiettivo proprio di chiudere il centro di accoglienza, in nome della tutela della comunità. Chiede inoltre alla Prefettura di fissare un termine certo di chiusura della struttura per i profughi di San Siro. Si tratta di fatto della prima richiesta di applicazione della Legge Regionale 28 del 2016 approvata dal Consiglio Regionale sui diritti di minoranza del popolo veneto e conosciuta come legge sul bilinguismo, o legge Palmerini (dal nome dell'estensore). Qualora il documento venisse approvato il consiglio comunale, preso atto della situazione venutasi a creare con l'istituzione del centro di accoglienza migranti di San Siro, conferirebbe al sindaco il mandato di agire facendo riferimento alla stessa legge 28 e allo Statuto regionale, chiedendo appunto a Zaia di intervenire. L'assise consiliare, poi, sempre nel caso il documento riscuotesse il via libera, darebbe mandato a Milan di «intraprendere ogni opportuna azione di carattere politico, amministrativo e giuridico al fine di ottenere in primo luogo la riduzione del numero degli ospiti attualmente presenti nel Centro di accoglienza e in ogni caso la fissazione da parte della Prefettura di un termine certo di chiusura del Centro stesso, in coerenza con la sua natura di struttura temporanea e dunque destinata ad essere mantenuta solo per un tempo determinato». Ma la parte più significativa della delibera è quella concernente l'identità veneta, in quanto darebbe mandato allo stesso Milan di «assumere le iniziative necessarie a preservare gli elementi essenziali della identità, delle tradizioni e del patrimonio culturale che fanno parte dell'identità storica del popolo e della civiltà veneta (come previsto dallo Statuto Regione Veneto)». Nella proposta di delibera che sarà votata stasera dunque è chiaro il riferimento al «popolo veneto, inteso come minoranza nazionale». A Bagnoli, secondo il dispositivo «la presenza di centinaia di persone provenienti da altri Paesi ed appartenenti ad altre etnie e culture, rischia di sovvertire la proporzione tra residenti e stranieri con una potenziale lesione dei diritti tutelati da trattati e regolamenti nazionali, riassunti chiaramente dalla legge regionale 28 del 2016».

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