LICENZA PREMIO
PADOVA Vigilia di Natale a casa di una zia per Gian Luca Cappuzzo,

Domenica 17 Dicembre 2017
LICENZA PREMIO PADOVA Vigilia di Natale a casa di una zia per Gian Luca Cappuzzo,
LICENZA PREMIO
PADOVA Vigilia di Natale a casa di una zia per Gian Luca Cappuzzo, l'ex medico, reo confesso del delitto della moglie Elena Fioroni, uccisa con due iniezioni di un potentissimo veleno.
LIBERTÀ
Dopo 11 anni dietro le sbarre, l'omicida ha ottenuto dal Tribunale di Sorveglianza la licenza per passare qualche giorno di festa in famiglia. È giù uscito di cella e vi ritornerà il giorno della Vigilia. L'uomo, infatti, non può vedere i figli minorenni, che passeranno il Natale con i nonni paterni, motivo per cui il permesso scade domenica 24. Il suo avvocato, Giovanni Chiello, è riuscito a ottenere questo beneficio, e i primi permessi già l'anno scorso, anche in virtù della sua buona condotta in carcere. Cappuzzo è in carcere dal 9 febbraio 2006, giorno in cui gli uomini della Squadra mobile andarono ad arrestarlo a casa. Sta scontando una condanna definitiva a 26 anni. Cappuzzo, oggi 46enne, ha lavorato nella biblioteca del Due Palazzi a fianco del team di Ristretti Orizzonti, guidato da Ornella Favero, poi si era iscritto all'università per conseguire la seconda laurea e oggi lavora nello Spaccio agenti all'interno del penitenziario. L'omicidio della moglie fu studiato con cura. Cappuzzo, all'epoca trentasettenne, medico specializzando nel reparto di Chirurgia dell'Azienda ospedaliera, uccise la moglie Elena nella villetta a Voltabarozzo. La donna era stata anestetizzata con un tampone di etere, poi avvelenata con tre iniezioni intramuscolari di benzodiazepine, un ansiolitico, e di etilcarbammato, una sostanza cancerogena usata anche nei pesticidi. Poi il marito aveva adagiato il corpo nella vasca da bagno, le aveva tagliato i polsi e poi aveva spedito anche due sms dal suo telefono, cercando di spacciare l'omicidio per suicidio. Scoperto dopo poche ore dall'allora capo della squadra mobile Marco Calì, era accusato di omicidio aggravato dal rapporto di parentela, dall'uso di sostanze venefiche e dalla premeditazione. È stato condannato in primo grado a 26 anni di carcere, pena confermata in Cassazione nel 2011.
IN CARCERE
«Ha fatto un percorso su se stesso di analisi e di riflessione su quanto successo e non è la prima volta che ottiene un permesso». Così Ornella Favero, responsabile e direttrice della rivista Ristretti Orizzonti del carcere di Padova, commenta la notizia del permesso concesso dal Tribunale di Sorveglianza di Padova a Gian Luca Cappuzzo. Ora il medico non lavora più con loro, ma è lavorando alla redazione di Ristretti Orizzonti che ha iniziato a ripensare la propria vita. «È una persona che ha fatto un percorso importante per rendersi conto del disastro in cui ha portato la sua vita ha continuato la dottoressa Favero -. Ha fatto prima un lavoro con uno psichiatra e poi ha iniziato a guardarsi dentro. È una strada ancora lunga, ma Gian Luca Cappuzzo sta cercando di venire fuori da una situazione molte difficile». «Nonostante il reato violento che ha commesso ha aggiunto Ornella Favero -, non è una persona per natura violenta. È sempre disponibile con gli altri, non è aggressivo. Chiaro, adesso dovrà costruirsi una possibilità. Sta finendo di laurearsi in giurisprudenza, ancora però non sta pensando a cosa sarà del suo futuro una volta uscito dal carcere: mancano ancora molti anni. Se affronta e parla dell'omicidio della moglie? Sì,ne parla perché nei nostri progetti le persone partono dalla propria responsabilità e non si autocommiserano come vittime perché detenuti. Sono reati che nascono in persone che perdono completamente senso della realtà, che vedono in chi gli sta a fianco l'origine di tutti i mali».
Marina Lucchin
Nicola Munaro
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