«Le ordinanze di Bitonci non servono a niente»

Martedì 27 Giugno 2017
«Le ordinanze di Bitonci non servono a niente»
Si diceva del buon risultato di Bitonci. «É molto bravo perchè negli ultimi giorni ha fatto una campagna che io non sarei capace di fare, piena di bugìe. Ma evidentemente i padovani capiscono queste differenze».
La differenza insomma sta nel non rispondere agli attacchi. E diventare francescani. «Padova ha capito che siamo due civici che hanno voglia di fare qualcosa per la città senza motivi politici. Io e Arturo siamo riusciti ad aggregare tutte le forze buone per far sì che la città cominci un progetto nuovo, senza liti».
Un mantra che si ripete. Ma bisogna andare oltre. C'è da prendere la madre di tutte le decisioni, quella sull'ospedale. «Non cambio idea e con Lorenzoni siamo d'accordo. Andremo a parlare con il rettore. Non abbiamo fatto mosse elettorali populiste. Quello che ho detto lo facciamo, salvo che qualcuno dica: non va bene e ci spiega perché. Noi abbiamo preso l'impegno di risolvere il problema in tre mesi, non di farlo attenzione. Per quello ci vorranno dieci anni».
E se la Regione dicesse no, si fa solo a Padova est? «Non ci credo. Prima perché non c'è il terreno. Sono 200mila i metri reali sui 500mila che Bitonci diceva di avere. Secondo, la Regione si assumerebbe una grossa responsabilità. Zaia lo conosco bene è una persona intelligente e riflessiva. Gli porteremo i costi, 200 milioni invece di 700 e un macro progetto. Si affiderà anche lui ai tecnici per valutare. Ma chiarisco che quello che abbiamo ipotizzato non è un ospedale al risparmio, ma per i prossimi 50 anni. E non dimentichiamo che la Regione ha già speso 200 milioni per ristrutturare l'attuale».
Tutto questo, dice qualcuno, è in mano a due persone che non hanno fatto neanche i consiglieri di quartiere... «É un vantaggio, visto come ha fatto chi ha avuto esperienza» risponde immediatamente. Ribadendo un concetto. Nessuno può tirarlo per la giacca, politicamente. «Io non ho preso impegni con nessuno, voglio vedere chi ha la forza di impormi qualcosa, impossibile». Che sia un messaggio neanche tanto subliminale per gli equilibri della Giunta?
L'argomento è tra i più gettonati. Tutti attendono le scelte nuove. «I tempi della Giunta? Non so niente. Tu Arturo sai qualcosa?» E si gira sornione verso Lorenzoni. Se non altro l'abilità di sviare le domande l'ha già imparata.
Ma ci si riprova. Ci sarà pari dignità con Coalizione? «Pari dignità in rapporto ai voti che hanno preso. Se per dignità si intende responsabilità sicuramente, in termini di voti c'è una differenza, in meno. Ma io senza Coalizione non vincevo. Ci siamo dati la mano avevamo gli stessi obiettivi e ce l'abbiamo fatta».
Il primo atto da sindaco? «Rinsaldare i rapporti istituzionali». Poi Giordani affronta il capitolo Sicurezza e qui inizia la parte operativa. In vigore ci sono ancora alcune ordinanze come la chiusura anticipata dei kebab. Le ritirerà? «Sì, non servono a niente». Cercherà un nuovo comandante della Polizia locale? «Presumo di sì». E anche un nuovo segretario generale? «Presumo di sì». I criteri di assegnazione delle case popolari e degli asili sui quali Bitonci ha messo una serie di gabbie per gli stranieri? «Non le conosco esattamente, devo studiarle».
Grandi opere. «Bisogna sistemare il discorso fiera e centro congressi. Non è difficile. Basta un po' di buon senso e lavorare in serenità. L'importante è trovare le persone che ci aiuteranno, di qualità. Vedete?» E guarda Lorenzoni. «Lui è uno molto capace e ce ne saranno altri». Ai 45mila che hanno votato Bitonci cosa dice? «Che saremo loro grati se ci daranno fiducia. Ma noi non facciamo differenza, da oggi non mi interessa chi era con me o no, sarò il sindaco di tutti, basta che l'opposizione sia seria. Dire che sono un estremista di sinistra... Questo è populismo e la gente è stanca di sentire i populisti, tipo sull'immigrazione. Il problema c'è, dobbiamo affrontarlo. Che non vuole dire essere buonisti o assistenzialisti ma fare cose con intelligenza».

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