LE OPINIONI
PADOVA Nel 2003 Gianni Maria Pompermaier era un dipendente che dal

Venerdì 23 Febbraio 2018
LE OPINIONI
PADOVA Nel 2003 Gianni Maria Pompermaier era un dipendente che dal suo studio guardava la Necsy, la ditta che gli aveva dato un lavoro, accartocciarsi su di sé fino al fallimento sancito da una sentenza di tribunale. Con altri sette colleghi non era rimasto a guardare, facendo nascere, dalle ceneri della Necsy, Cinetics: un piccolo gruppo di aziende - una quarantina di dipendenti e un fatturato da 11 milioni di euro nel 2017 - impiegate nella tecnologia di software e hardware dedicati a sistemi di telecomunicazione.
Quell'entusiasmo non se n'è andato a distanza di anni, e così adesso tocca a lui suonare la campana per la politica, dopo la presa di posizione del presidente degli industriali padovani Massimo Finco, che a chi erediterà dalle urne il governo dell'Italia, ha chiesto maggiore attenzione al mondo dell'impresa. Perché se non c'è investimento, i cervelli scappano. E la cosa, stanca.
I CERVELLI
«Il nostro vero asset sono le persone, noi vendiamo il frutto del nostro ingegno - sottolinea l'ingegner Pompermaier - Valiamo solo se riusciamo a inserire persone qualificate competenti e di estrazione universitaria, fisici e informatici. La vera difficoltà è essere attrattivi non tanto rispetto a concorrenti nazionali, ma con quelli internazionali perché a parità di costo aziendale, là guadagnano di più». Ecco svelato l'inghippo. In Italia aziende come Cinetics formano personale che poi se ne va all'estero, spinto da proposte più allettanti. «Per la nostra realtà è un vero problema. Se la politica avesse il coraggio di firmare la proposta di Confindustria, anche sul punto che riguarda l'abbattimento del cuneo fiscale - continua il dipendente diventato amministratore unico - potremmo assumere personale giovane e qualificato. Ma soprattutto potremmo trattenerlo. Poi bisogna anche decidersi a lasciare all'azienda gli investimenti fatti».
Qualcosa di buono, sotto il sole, c'è. Resta però il rischio di vederlo cancellato. «Il piano Industria 4.0 ci ha permesso di vendere, è stato marketing. L'aspettativa è continuare su questo percorso, il timore è che queste risorse possano essere indirizzate verso altri lidi non altrettanto produttivi».
L'ASPETTATIVA
C'è poi Filippo Pancolini, amministratore delegato di C.I.B. Unigas, di Campodarsego, leader produzioni di bruciatori aziendali per i processi di trasformazione. Centotredici dipendenti a Campodarsego, che salgono a 200 con le società controllate, 27 milioni di euro di fatturato nel 2017, un budget per il 2018 di 32 milioni. E la voglia di fare il suo lavoro giorno per giorno, «nonostante alle promesse della politica io non ci creda». Ora però c'è una proposta di documento, invocata da chi gli industriali li rappresenta.
«Penso che Confindustria abbia una forza enorme e un potere immenso dato che la crescita industriale è più veloce del Pil. Abbiamo la fortuna, e la bravura, di poter essere portavoce di qualcosa che non si fermi a dichiarazioni d'intenti, ma si possa concretizzare», analizza Pancolini. Che poi riconosce i punti deboli di una provincia locomotrice del Nordest, dove però «le infrastrutture sono obsolete. Si discute di temi che nascono già vecchi come la famosa Statale del Santo o l'incredibile vicenda dell'aeroporto di Venezia, il terzo per grandezza in Italia, che non ha collegamento con un treno, basterebbe con Mestre e da lì si arriva ovunque».
Occhio poi a parlare di semplificazione quando la mentalità italiana porta alla «nascita di sovrastrutture che non servono a nulla. Sarebbe importante sapere che davanti a noi abbiamo interlocutori che abbiano competenze adeguate ma finora - continua - la politica ha mostrato buone intenzioni che non risolvono nulla. Se si realizzassero i propositi annunciati da Finco potremmo investire e assumere di più. Siamo gli unici a garantire emissioni meno della metà che ci sono in Europa, ma come? Da soli. Abbiamo capitalizzato l'azienda e resa solida - conclude - ma poi gli approvvigionamenti per i test e la ricerca vengono ritardati per troppa burocrazia».
N.M.
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