L'OSSESSIONE
PADOVA Ha continuato a comportarsi esattamente come prima. Quasi

Lunedì 16 Ottobre 2017
L'OSSESSIONE
PADOVA Ha continuato a comportarsi esattamente come prima. Quasi che il giudice non avesse disposto, dopo l'allontanamento dalla casa familiare in quartiere Crocifisso, il divieto assoluto di contattare l'ex compagna e la figlia più piccola e di bazzicare i luoghi da loro abitualmente frequentati. E.P., 54enne imprenditore che opera nell'azienda di famiglia, specializzata nella distribuzione di macchinette per il caffè, è sotto processo per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. Ma in più occasioni non avrebbe rispettato l'ordinanza del gip Cristina Cavaggion che gli impone una distanza minima di cento metri dalla donna e dalla bambina. Sia il pubblico ministero Cristina Gava che l'avvocato Pierilario Troccolo, legale della vittima, una 47enne casalinga con un passato da modella sulle passerelle dell'alta moda, hanno rappresentato al giudice Nicoletta Stefanutti condizioni di estremo pericolo. Perché E.P. prosegue imperterrito nei suoi tentativi di avvicinare la ex. Nell'ultimo periodo l'avrebbe ripetutamente avvicinata e seguita nei suoi spostamenti quotidiani. Il giudice ha accolto le due istanze di inasprimento della misura cautelare nonostante l'opposizione della difesa, affidata all'avvocato Fabio Pinelli. Ora l'imprenditore dovrà tenersi ad una distanza di almeno 200 metri dall'ex compagna e dalla figlia di sei anni. Qualora non dovesse rispettare la nuova ordinanza rischierebbe seriamente di finire dietro le sbarre.
Il processo entrerà nel vivo alla prossima udienza con la deposizione della donna, chiamata a raccontare oltre un decennio di vessazioni e umiliazioni. La 47enne avrebbe probabilmente continuato a vivere nell'ansia e nella paura se i medici del pronto soccorso non l'avessero convinta a denunciare i soprusi del compagno. Era il 19 marzo scorso. La donna era finita in ospedale dopo l'ennesimo pestaggio. Calci, pugni e sberle tali da provocarle una cervicalgia post traumatica e contusioni multiple, con una prognosi di otto giorni. È in quel momento che la casalinga si è convinta a vuotare il sacco. Lo ha fatto davanti ai carabinieri di Prato della Valle consegnando documentazione fotografica sulle ferite riportate in altre aggressioni e un cd rom con le registrazioni delle conversazioni telefoniche con il compagno, un coacervo di offese e minacce, condite da epiteti irriguardosi. A carico di E.P. vi sarebbero ripetute condotte violente e vessatorie, con frasi del tipo «Ti sfregio con l'acido così non ti vuole più nessuno, oppure «se non ti uccido io lo faccio fare da altri», o ancora «ti faccio buttare nel Piovego». La casalinga sarebbe stata sottoposta per anni ad un ossessivo controllo da parte del convivente. Le sarebbe stata impedita ogni forma di spesa domestica, con divieto di utilizzo dell'auto e costante verifica del telefono cellulare. In più occasioni E.P. l'avrebbe pedinata quando usciva di casa da sola. Per anni ha vissuto in completa soggezione, arrivando persino a ritirare una querela per fatti analoghi. Ora l'ex modella ha trovato assistenza al Centro Antiviolenza di Padova.
L.I.

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