L'ombra della Camorra: perquisita un'azienda

Mercoledì 19 Dicembre 2018
IL BLITZ
PADOVA Estorsioni per favorire i Casalesi: i tentacoli della camorra arrivano anche a Padova. Ieri mattina gli uomini della Dia hanno proceduto a una perquisizione all'interno della sede della società The New Energy, in via Venezia 73/a, che si occupa di forniture di gas ed energia. Il blitz rientra nell'ambito dell'operazione che ha portato in carcere sette persone che avrebbero costretto professionisti e imprenditori, italiani e stranieri, attraverso minacce e intimidazioni, a rinunciare a ingenti crediti per favorire gli interessi del clan camorristico dei Casalesi. Con questa accusa la Dia di Trieste ha eseguito sette ordinanze di custodia cautelare in carcere, disposte dal gip del Tribunale della città giuliana, nei confronti di persone accusate di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
IN MANETTE
Gli arrestati sono Francesco Salvatore Paolo Iozzino, 56 anni, imprenditore nato a Legnano (Milano) ma di origini napoletane e residente a Resana (Treviso); Gennaro Celentano, detto Genny, 34 anni, di Napoli, già detenuto; Mario Curtiello, detto Mariano, 36 anni, di Napoli, già detenuto; Walter Borriello, 42 anni, di Torre del Greco (Napoli); Luciano Cardone, 37 anni, di Torre del Greco e domiciliato a Soliera (Modena); Domenico Esposito, 45 anni di Napoli, residente a Sant'Antimo (Napoli). La società padovana perquisita ieri mattina - gli investigatori hanno acquisito documentazione cartacea e il contenuto di alcuni computer - sarebbe riconducibile proprio al primo, Salvatore Paolo Iozzino. Non è intestata a lui, ma l'attività della Srl, il cui amministratore è Marco Villani (che non è tra gli indagati), secondo gli inquirenti graviterebbe sul circuito di affari dell'imprenditore 56enne.
L'OPERAZIONE
«Siete tutti morti». Con queste parole l'organizzazione camorristica riconducibile al clan dei Casalesi, giunta a NordEst dalla Campania per proteggere l'imprenditore 43enne di Portogruaro Fabio Gaiatto - detenuto ora nel carcere di Pordenone - dalle pressanti richieste degli investitori truffati, minacciava imprenditori italiani con società in Croazia facendosi consegnare ville, terreni e autovetture di grossa cilindrata del valore di 180mila euro, nonchè pretendendo bonifici fino ad 80mila euro da far confluire sul conto delle società del faccendiere veneto. Gaiatto, in qualità di finto promotore finanziario, è stato denunciato in Croazia da alcuni dei suoi clienti: avrebbe raccolto abusivamente 72 milioni di euro promettendo investimenti ad altissimo reddito su piattaforme di trading internazionali ma mai realizzati. Le denunce effettuate in Croazia hanno portato al blocco dei conti correnti delle società del 43enne impedendogli così di restituire quanto investito inclusi i 12 milioni di euro che il clan dei Casalesi gli avevano affidato.
IL LEGAME CON PADOVA
Gli inquirenti devono approfondire e verificare la posizione in questa vicenda che riguarda C.R. 48 anni, un carabiniere della compagnia di Portogruaro, indagato per abuso d'ufficio, che era stato contattato da Iozzino per sapere chi avesse operato nei confronti di Gaiatto. La moglie del carabiniere era infatti una dipendente di Iozzino nell'ambito dell'attività della ditta padovana.
La missione di Iozzino sarebbe stata quella di rientrare dei 10 milioni investiti dai casalesi, estorcendo denaro ai facoltosi imprenditori, italiani e stranieri, che già avevano effettuato investimenti con Gaiatto in Croazia, a Pola. Per convincerli veniva inviato da Napoli un vero e proprio commando che scortava Gaiatto dai suoi ex clienti, convinti a firmare assegni, intestare auto e immobili alla consorteria attraverso minacce e intimidazioni.
Marina Lucchin
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