L'INTERVISTA
PADOVA Una torta con una candelina e attorno tutta la famiglia,

Domenica 24 Giugno 2018
L'INTERVISTA PADOVA Una torta con una candelina e attorno tutta la famiglia,
L'INTERVISTA
PADOVA Una torta con una candelina e attorno tutta la famiglia, a partire dai nipoti. Festeggerà così Sergio Giordani il suo 365° giorno da sindaco. E, in settimana, cena con tutti gli assessori. «Cinque anni a Palazzo Moroni, poi me ne tornerò alla mia vita», diceva l'imprenditore-manager di questi tempi un anno fa. Ma il Cincinnato del Duemila inizia ad avere qualche tentennamento. «Mi piace quello che faccio, mi piace lavorare per la comunità, mi piace il clima che si è instaurato all'interno di Palazzo Moroni e all'esterno con tutte le altre istituzioni. Diciamo che, se un anno fa ero sicuro di fermarmi a un solo mandato, ora dico che ci penserò».
Sindaco, partiamo dall'ospedale: sembra vi siate impantanati nei terreni di San Lazzaro...
«Assolutamente no. Entro la fine di luglio avremo l'area dalle banche e subito le gireremo alla Regione. Poi la palla passerà a Venezia. Finalmente, dopo 20 anni, il nuovo ospedale è una realtà con 900 posti a Padova Est e 900 posti in via Giustiniani. Tutto il resto sono chiacchiere. E, sotto questo aspetto, con il governatore Luca Zaia mi trovo in grande sintonia perchè anche lui è un concreto, un amministratore che fa».
E lei è soddisfatto di quel che ha fatto in questi primi 365 giorni?
«Moderatamente, ma sì, siamo sulla strada giusta. Padova sta ripartendo con tranquillità e serenità, con sacrificio e spirito di gruppo. Tutte le istituzioni remano nella stessa direzione: il bene di Padova. E i problemi si affrontano subito: alla Gran Guardia c'erano ragazzi che facevano chiasso fino a notte fonda con i bonghi? Ho mandato la polizia. La nostra deve essere una città accogliente e aperta, ma tutti devono rispettare le regole».
Non tutti i padovani sono però soddisfati...
«Io posso solo dire che in quest'anno non ho trovato nemmeno un cittadino arrabbiato. E, comunque, io sono per il dialogo e il confronto. Tutto si può risolvere parlando».
Ritiene che la sicurezza in città sia aumentata con lei?
«Abbiamo messo 200 agenti della polizia locale nei quartieri e stiamo installando altre 300 telecamere».
Questi numeri non è che vogliano dire moltissimo per chi abita tra Borgomagno e piazza De Gasperi...
«Non sono numeri, sono interventi concreti. Poi, certo, so bene che la percezione della sicurezza è diversa. Prendiamo i furti nelle case o le rapine: tutti i dati delle forze dell'ordine ci dicono che continuano a scendere, eppure la gente ha una sensazione diversa. È che Padova ha un grave problema: la droga. Ma se ci sono tanti spacciatori è perchè ci sono anche tanti consumatori».
E lei come intende intervenire?
«Di certo non solo con la repressione. Sotto questo aspetto tutte le forze dell'ordine si impegnano al massimo, ma la droga è una piaga che va affrontata anche con la prevenzione. Per questo a settembre inizieremo, assieme all'Ulss 6, una serie di incontri di sensibilizzazione nelle scuole. Tutti noi, a partire dalle famiglie, dobbiamo mettere in testa ai nostri giovani che drogarsi è una follia».
Dalle scuole all'università: dell'altro giorno la presentazione del bando per il recupero della Piave. È soddisfatto?
«È un'altra rigenerazione urbana importante. Ma non solo: gli studenti portano vita. La Piave sarà un cuore pulsante del centro storico».
Alcuni residenti della zona, invece, sono preoccupati...
«Io ho abitato fino a 5 anni fa accanto a una sede universitaria. I giovani sono una risorsa. Poi, se qualcuno non rispetta le regole si interviene. È chiaro che a mezzanotte non si può far baccano. Se si vuole avere silenzio tutto il giorno, allora è meglio prendersi una casa sui Colli».
Il Calcio Padova è tornato in B e il Petrarca Rugby ha vinto lo scudetto. Niente male per un sindaco sportivo. Resta però la grana dello stadio...
«Per quanto riguarda il Comune, siamo vincolati a quei due milioni di euro che dovevano arrivare con il precedente governo. La società, invece, sta cercando di costruirne uno di proprietà. Intanto per il prossimo campionato la capienza dovrebbe salire da 7.500 spettatori a undicimila grazie al potenziamento della videosorveglianza. Questo è quel si può fare».
A settembre, invece, ci sarà il trasferimento del conservatorio a palazzo Foscarini.
«Assolutamente sì. E di questo devo ringraziare il presidente della Cassa di Risparmio del Veneto Costa, l'ex presidente della Fondazione Finotti e il successore Muraro, e Messina, ceo di Intesa Sanpaolo. Con l'inizio del nuovo anno scolastico, gli allievi del Pollini avranno la nuova sede. E, sia chiaro, non ho fatto altro che riproporre un vecchio progetto di Ivo Rossi. Ma quando le idee sono valide bisogna sfruttarle. Stesso discorso vale per piazzale Boschetti: il progetto di Bitonci meritava di essere portato avanti».
Ma essere sindaco come ha cambiato la vita a Sergio Giordani?
«Il 13 giugno, quando durante la processione siamo passati sotto la mia vecchia casa ho detto a mia moglie: Pensa a quando eravamo lassù e guardavamo il sindaco. La mia vita è cambiata in pochi mesi e ho pure rischiato di rimettercela. Però era giusto mettersi al servizio di questa città. Una città splendida, della quale ti innamori ogni giorno. Ed è un onore poterla servire».
Egle Luca Cocco
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