L'amarezza della figlia: «Lasciati soli»

Sabato 8 Aprile 2017
L'amarezza della figlia: «Lasciati soli»
«Vorrei lasciarmi questo dolore alla spalle, se mai sarà possibile farlo, riprendere in mano la mia vita e andare avanti serena». Sconforto, stanchezza e rabbia si fondono insieme nelle parole di Flavia Schiavon, 36 anni, figlia di Giovanni, l'imprenditore che il 12 dicembre 2011 ha deciso di togliersi la vita, nel suo ufficio ad Eurostrade 90, la ditta di via Andreon, nella zona artigianale di Peraga. A pochi giorni dall'udienza, in programma il 10 aprile, in cui il Tribunale di Padova dovrà decidere sulla causa che la famiglia Schiavon ha presentato nel 2013 contro le due banche in cui Giovanni Schiavon aveva i suoi conti, la Cariveneto di Busa di Vigonza e l'Antonveneta. «Non ho paura di andare contro le banche - sbotta Flavia hanno lasciato mio padre sulla corda e ora non ho nulla da perdere. Abbiamo fatto analizzare i conti e il nostro consulente ha scoperto che le banche gli hanno chiesto più del dovuto, facendo aumentare a dismisura gli interessi e lui si è sentito solo, inascoltato e preso in un vortice di non risposte e di continui debiti, tanto da non riuscire più a reggere. Dal 2013 andiamo avanti con la causa e non possiamo andare avanti con la nostra vita perché tutto ci riporta a quei giorni, e così ogni volta riviviamo quel dolore. All'indomani della morte di mio papà in tanti si sono offerti di darci una mano, di starci vicino e di aiutarci. E adesso? Tutti spariti! Purtroppo quello che noi stiamo passando lo può capire solo che chi ha vissuto la nostra stessa tragedia». Il debito delle banche nei confronti di Schiavon, se la sentenza sarà favorevole, varia dai 60 ai 200mila euro, a seconda della valutazione che ne farà il giudice. Dalla morte di Giovanni Schiavon, l'azienda è stata chiusa. Qualche anno fa i macchinari e le attrezzature sono state vendute e la famiglia ha messo in vendita anche l'edificio, sede dell'Eurostrade 90. Ma ancora non ci sono stati acquirenti. Alla morte del padre, Flavia era già mamma di un bambino, che oggi ha 11 anni, e ogni tanto gli chiede del nonno. Quattro anni fa è nata anche una bambina e l'anno dopo il terzo figlio. «Cerco di far vivere i miei figli nel modo più sereno possibile dice Flavia ma non è facile, a volte vengo presa dallo sconforto. Siamo stati lasciati soli ad arrangiarci, ma non abbiamo voluto cedere all'impotenza. Lo dovevo a mio padre. Il mio più grande desiderio è di poter davvero voltare pagina per sempre e vivere con i bei ricordi di mio padre che manca a tutti noi ogni giorno di più». Intanto va avanti anche la causa per ottenere i soldi dall'EdilBasso, il maggior debitore di Schiavon: la storica ditta padovana, fondata nel 1976 da Bruno Basso a Loreggia, aveva un debito di 110 mila euro per l'asfaltatura in subappalto di una strada a Jesolo.

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