In Appello, chiesti trent'anni per Freddy e Debora Sorgato

Giovedì 20 Settembre 2018
IL PROCESSO
VENEZIA Nessun colpo di scena. Il sostituto procuratore generale veneziano Giancarlo Buonocore, al termine di due ore e un quarto di requisitoria, ha formalizzato le sue richieste: 30 anni per Freddy e Debora Sorgato, 16 anni per Manuela Cacco. L'accusa della corte d'assise d'appello, nell'aula bunker di Mestre, ha confermato ieri mattina il verdetto del 22 giugno 2017 del gup padovano Tecla Cesaro. I tre, imputati per l'omicidio della segretaria di Albignasego, Isabella Noventa, assassinata la notte tra il 15 e il 16 gennaio del 2016, si sono rivisti in aula. Un cenno di saluto tra i due fratelli, gelo assoluto con l'ormai ex tabaccaia di Camponogara. Dopo Buonocore è stato il turno degli avvocati delle parti civili (Gian Mario Balduin, legale del fratello di Isabella, Paolo, ed Ernesto De Toni per l'ex marito Piero Gasparini) e di Debora Sorgato (Roberto Morachiello e Luca Motta). Martedì prossimo sarà la volta delle difese di Freddy (Massimo Malipiero e Giuseppe Pavan) e Manuela Cacco (Alessandro Menegazzo). La sentenza che dovrebbe chiudere il secondo grado dovrebbe arrivare il 9 ottobre.
LA GIORNATA
Trattandosi di un processo in rito abbreviato, in appello come in primo grado avviene a porte chiuse. Gli imputati arrivano tra le 9 e le 9.30, il sostituto procuratore comincia a parlare intorno alle 10. Ripercorre in un lungo e dettagliato racconto le fasi cruciali dell'inchiesta, sintetizzando gli atti prodotti dal pm titolare delle indagini, Giorgio Falcone. Il racconto di Manuela Cacco, che ha svelato di fatto il piano omicida, viene ritenuto parzialmente credibile. Perché secondo Bonocore la donna non avrebbe avuto nessun interesse ad autoaccusarsi: era innamorata di Freddy e aveva un buon rapporto con Debora. È vero anche, però, che per lei si ritaglia un ruolo più marginale, più defilato rispetto a quello ricostruito dagli investigatori. Cosa che, invece, i tabulati telefonici sembrerebbero smentire. Anche l'utilizzo di quel telefono furbetto, come l'aveva definito il pm Falcone, che Freddy le aveva consegnato per utilizzarlo proprio quella sera dell'omicidio, è secondo l'accusa elemento parte di chi ha partecipato a quel disegno criminale.
IL CORPO SCOMPARSO
La battaglia in aula si gioca, ancora una volta, sulla mancanza di una prova regina: niente corpo, niente arma del delitto. Per il procuratore, però, l'assenza del cadavere non sarebbe determinante. La consulenza di parte ipotizza che l'innalzamento del livello del fiume, a causa della pioggia, potrebbe aver fatto finire il corpo di Isabella in mare. Poi c'è quel post su Facebook di Debora, che il giorno prima dell'arresto scrive: Quando una persona ti scade, in quale cassonetto la butti? Un messaggio che potrebbe anche non significare nulla, ma all'accusa il dubbio ovviamente rimane.
INCONGRUENZA
Per quanto riguarda Freddy, il pm parla di «spiegazioni incongruenti». Se avesse ucciso Isabella in un gioco erotico sarebbe stato suo interesse far trovare il cadavere. Perché solo così sarebbe stato possibile provare che cosa fosse accaduto. Inoltre nella prima versione Sorgato aveva raccontato che Isabella era rimasta soffocata, appunto, durante questa pratica di boundage, da una corta appesa dall'alto. Le travi, però, sono infisse nel soffitto e lì, di fatto, una corda non ci passa. Il pm ha citato la frase della deposizione della Cacco, su come Debora avrebbe ucciso Isabella: «La ga strangoeà co na corda da drio». Resta il movente: assente secondo la difesa, piuttosto evidente secondo l'accusa. Manuela vedeva in Isabella come una rivale, Debora la odiava perché non la riteneva adatta al fratello e Freddy era totalmente succube della sorella. Sullo sfondo, i soldi: quel patrimonio dei Sorgato che i due fratelli temevano di perdere.
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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