Impiegata infedele condannata a tre anni

Mercoledì 21 Marzo 2018
Impiegata infedele condannata a tre anni
LA SENTENZA
PADOVA È stata condannata a tre anni, ieri in rito abbreviato davanti al Gup Domenica Gambardella, l'impiegata infedele della Camera di Commercio di Padova. Carla Levi, 53enne di Ponte San Nicolò difesa dall'avvocato Francesco Lava, è finita davanti al giudice dell'udienza preliminare per rispondere del reato di peculato aggravato. In tre anni si è intascata ai danni dell'ente 40 mila euro. Tra il 2012 e il 2015 la donna, addetta allo sportello che rilascia le certificazioni alle imprese, ha fatto sparire in più occasioni somme di denaro spettanti alla Camera di Commercio. Erano i soldi che le ditte versavano per i diritti dovuti in occasione del rilascio delle certificazioni. Per intascare il denaro ha utilizzato un metodo molto semplice: dopo aver consegnato i certificati e incassato i diritti l'impiegata annullava gli atti. In altre parole le operazioni non andavano a buon fine. Le indagini della Procura erano state avviate prima dell'estate del 2015 in seguito a un esposto dell'ente camerale. I vertici della Camera di Commercio sollecitavano un'indagine su un gran numero di atti compiuti dall'impiegata e poi annullati. E ad annullarli di volta in volta è stata Carla Levi. Un'operazione che ai vertici dell'ente camerale era apparsa sospetta e sono molti i certificati per i quali le ditte devono pagare i diritti. C'è la dichiarazione sostitutiva del certificato registro imprese, certificati e visure del registro imprese, certificati e visure via internet, certificati per cause di lavoro, certificati antimafia, copie e atti di certificazione fascicolo del registro imprese, copie bilanci ed elenchi soci imprese, visure e atti delle imprese. Non è stato difficile per i carabinieri della Squadra di polizia giudiziaria della Procura scoprire il meccanismo del peculato. Gli investigatori hanno preso il pacco degli atti annullati e si sono rivolti ai diretti interessati, e quasi tutti hanno dichiarato di aver ricevuto il certificato e di aver versato i diritti. È in base a questi numeri che gli inquirenti hanno calcolato un ammanco complessivo di quarantamila euro in tre anni. I successivi accertamenti bancari hanno confermato l'ipotesi accusatoria. Carla Levi ha ripetutamente versato sui propri conti correnti somme in contanti oscillanti attorno al migliaio di euro per volta. Operazioni che si ripetevano con cadenza periodica e senza un'adeguata giustificazione sulla provenienza delle somme. La donna già durante le indagini ha ammesso le sue colpe e ha chiesto scusa. Non ha potuto patteggiare, perchè non ha versato l'intera somma risarcitoria come previsto dalla riforma del 2015. L'ex impiegata ha lasciato alla Camera di Commercio il suo Tfr (trattamento di fine rapporto) e ha rinunciato a essere reintegrata al lavoro.
Marco Aldighieri
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