Il Pedrocchi diventa un hotel boutique

Sabato 20 Ottobre 2018
IL SALOTTO
PADOVA Il Pedrocchi non è solo un monumento ma il centro della vita cittadina. Dunque quando si parla di mettere le mani al caffé della libertà, bisogna farlo bene. A guardare di soppiatto le prime foto dello studio di architetti Caberlon Caroppi, per trasformarlo - anche - in un relais di livello, sembra che siamo partiti con il piede giusto. La responsabilità dell'operazione è tutta sulle spalle dell'assessore alla Cultura, Andrea Colasio, che si è ritrovato con un intero piano superiore, quello dove un tempo c'erano gli uffici della Cultura e del lavori Pubblici, disabitato e in decadenza.
LE SUITES
Sono partiti così i contatti con i gestori attuali F&De Group, che hanno subito dimostrato interesse ad una svolta per il Salotto della padovanità, culla del Risorgimento italiano.
Ed è così che è arrivata una prima bozza di ciò che potrebbe diventare quello spazio. Tredici suites a tema, ispirate ciascuna a un personaggio legato alla storia di Padova e in particolare all'Ottocento.
Troveremo così la stanza dello scrittore, Ippolito Nievo e quella dell'artista. Giotto. La stanza dell'attrice Eleonora Duse e dell'esploratore, Giovanni Battista Belzoni. La stanza della poetessa Vittoria Aganoor, padovana di origine armena e del creatore, Antonio Pedrocchi. Quella del rivoluzionario, Giuseppe Garibaldi e dell'architetto Giuseppe Jappelli. Dello scienziato, Galileo, che insegnò per 18 anni qui e del ingegnere costruttore Bartolomeo Franceschini. Della erudita Elena Lucrezia Cornaro prima donna laureata. E la stanza di Tito Livio storico dell'antica Roma, nato nel padovano. Fino alla stanza del musicista, Gioacchino Rossini. Più due grandi suites.
IL PROGETTO
Camere che lo studio milanese ha pensato nello stesso carattere di ciascun personaggio. Dai mobili ai tendaggi, dai lampadari ai tavoli. Colori chiari per quella della Duse con letto a baldacchino, motivi floreali con elefanti e piante africane sui muri di quella di Belzoni. E nei corridoi porte bianche e muri beige.
I fortunati che ci dormiranno, si dice siano pronte entro un paio d'anni, non avranno problemi di portafoglio. Ma immaginiamo, visto che siamo vicini ad Auto d'Epoca in Fiera, eleganti signori americani, proprietari di modelli da sogno che non avranno problemi ad occuparle.
Siano junior suite o matrimoniali de luxe. Potranno vivere una notte dentro un museo tra simboli massonici che raccontano di comitati d'affari ottocenteschi quando Padova voleva essere indipendente sia dall'impero che dal Regno d'Italia. Ma andò male con tutti e due. Però il Pedrocchi ospitava bar, casino, Borsa, feste e lotterie.
I SIMBOLI
Del resto fra il '700 e l'800 Padova contava 40mila abitanti e una fioritura straordinaria di caffé, erano una settantina. Il più importante era il Pedrocchi, il caffè senza porte, perché ci si poteva entrare anche di notte. Centro dei fervori letterari e patriottici come teorizzavano Gaspare Gozzi e Fusinato. E fu lì nella sera dell'8 febbraio 1848 gli studenti dell'Università si ribellarono agli austriaci e parteciparono ai primi moti indipendentisti asserragliandosi nel locale.
A ricordarlo c'è ancora il segno di una pallottola sparata da un fante dell'esercito occupante. Si moriva per la patria allora. Lo fece anche Ippolito Caffi, pittore, che dopo aver eseguito quattro olii nella sala rotonda nel 1841, morì nella battaglia di Lissa. Dobbiamo a loro d'essere arrivati fino a qui. Ma il Comune non vuole dimenticare.
M.G.
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