Il papà chiuso in casa: «Ora serve il silenzio»

Domenica 20 Gennaio 2019
IL CASO
VIGONZA «La prima cosa che ho pensato è che mio figlio e la ragazza siano stati rapiti, ma non abbiamo avuto alcun tipo di certezza. Luca è un giovane in gamba, scafato. Se c'è una persona in grado di cavarsela, quella è proprio lui». Così parlava Nunzio Tacchetto la mattina del 5 gennaio, appoggiato al tavolo della propria cucina, sfogliando i giornali e aspettando notizie dalla Farnesina. Dopo quindici giorni l'ipotesi del rapimento si fa sempre più consistente e fa il giro del mondo, rimbalzando dal Canada a Padova. «Non voglio dire più niente, chiedo solamente il silenzio. Abbiamo bisogno di stare tranquilli» dice ora lo stesso Nunzio, lavorando nel proprio giardino per riempire queste giornate colme di ansia e di attesa.
«L'ipotesi più consistente è che si tratti di un rapimento a fini politici oppure economici - ha continuato a dire nei giorni scorsi il padre di Luca-. Tutti si stanno dando un gran da fare e quindi siamo fiduciosi. Se lasciamo indagare chi fa questo di mestiere, e senza dubbio lo fa bene, allora troveremo la soluzione».
IL VIAGGIO
Luca Tacchetto, figlio dell'ex sindaco di Vigonza, è scomparso in Burkina Faso assieme alla compagna di viaggio canadese, la trentaquattrenne Edith Blais. L'ultima traccia rimane un video inviato alla famiglia alle 23.57 del 15 dicembre mentre assisteva ad un concerto in un ristorante di Bobo-Dioulasso, la seconda città del Paese. Pare che abbia passato la notte a casa di un francese conosciuto alla frontiera, Robert. Da quel momento le comunicazioni telefoniche si sono bruscamente interrotte. Scomparsi nel nulla i due giovani e anche la loro Renault Megane con cui erano partiti dal Veneto il 20 novembre.
A Vigonza tutti stanno vivendo queste giornate con grande apprensione, ben sapendo che ogni giorno potrebbe essere quello giusto per avere importanti novità. Ieri è stato uno di quei giorni. Da Ottawa è arrivata infatti la notizia che secondo il primo ministro del Canada la ragazza sarebbe viva, poche ore dopo da Roma è trapelato che il fascicolo aperto in Procura fa riferimento all'ipotesi del sequestro di persona.
L'ATTESA
Ieri la famiglia Tacchetto è stata tempestata di telefonate ma non ha voluto assolutamente sbilanciarsi. «Non ci è stato detto nulla di ufficiale e quindi non sappiamo cosa pensare - ha spiegato ad alcuni amici la mamma di Luca, Rosanna -. Ho letto anche io le dichiarazione del primo ministro del Canada ma preferisco attendere».
La linea della famiglia è chiara, così come quella degli amici più intimi: massima riservatezza e nessuno slancio di ottimismo fino a quando, eventualmente, non ci saranno notizie più concrete. Una scelta, quella dei toni prudenti, condivisa anche dai compagni del Tombelle (squadra calcistica amatoriale). Nei giorni scorsi hanno dedicato a Luca pensieri, striscioni e vittorie. Ora aspettano il loro grande amico con le braccia aperte ma con le bocche cucite.
IL SACERDOTE
Non vive a Vigonza ma segue comunque il caso con grande attenzione don Andrea Cristiani, prete toscano e fondatore del movimento di cooperazione Shalom, rientrato nei giorni scorsi in Italia dopo il proprio centesimo viaggio in Burkina Faso. «Purtroppo in quelle zone il fondamentalismo islamico si sta allargando in maniera preoccupante - spiega -. Il sequestro è un'ipotesi plausibile. Non so se gli autori del possibile rapimento siano terroristi oppure altre bande, ma di certo in quella terra si respira una situazione di insicurezza totale. Assistiamo all'avanzata del fondamentalismo con inquietudine: prima era diffuso solo nel nord del Paese, ora in diverse aree. In ogni caso ora serve cautela. Ufficialmente non è arrivata alcuna rivendicazione, ma lasciamo che gli uomini della Farnesina e le altre autorità facciano il loro lavoro. Noi dobbiamo continuare a pregare e a sperare».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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