IL CONTESTO
PADOVA Un tombino sradicato, un finestrino sfasciato, un residente

Sabato 19 Gennaio 2019
IL CONTESTO PADOVA Un tombino sradicato, un finestrino sfasciato, un residente
IL CONTESTO
PADOVA Un tombino sradicato, un finestrino sfasciato, un residente infuriato. E, sullo sfondo, sei palazzoni abbandonati. Al quartiere Stanga la scena continua a ripetersi: nell'area che gravita attorno a via Anelli le spaccate sulle auto stanno provocando una vera psicosi collettiva. «Viviamo con l'angoscia, perché quando esci di casa non sai mai che sorpresa potresti trovare» racconta un uomo di quarant'anni, guardando uno dei tanti vetri in frantumi.
Quindici anni fa via Anelli era il supermercato della droga dell'intero Nordest. Una strada ribattezzata Bronx, un simbolo del degrado. Oggi la situazione è nettamente migliorata e il progetto di costruire qui la nuova questura è stato accolto con grande soddisfazione, ma da queste parti il tema-sicurezza è sempre di grande attualità. «Il contesto è certamente migliore rispetto al passato e questo non è più il Bronx, ma non si può dire che siamo tranquilli - confida Paolo Manfrin, presidente del comitato Stanga e memoria storica del quartiere -. Vent'anni fa la situazione era molto fastidiosa ma nessuno prendeva di mira le nostre proprietà. Ora invece sì».
GLI OCCHIALI DEL LADRO
«Una delle scorse notti mi hanno sfasciato di nuovo la macchina - spiega una donna che vive a pochi passi dai famigerati palazzoni -. Non avendo trovato nulla, dentro l'auto hanno fatto il disastro. Ho trovato un paio di occhiali all'interno che non sono miei: potrebbero essere caduti dalla tasca di chi ha fatto un lavoro del genere. Ha utilizzato un mattone e mi ha pure sporcato l'auto di sangue».
Manfrin riceve continuamente segnalazioni del genere e ogni volta scuote la testa. «È possibile che si tratti di sbandati che cercano qualcosa da rubare nelle macchine per poi rivendere tutto e comprarsi la droga, un po' come accadeva tanti anni fa quando i tossici rubavano le autoradio per poi acquistare l'eroina - sottolinea -. Inizialmente pensavamo che i tombini venissero fatti sparire per poi rivendere la ghisa, ma ora è più facile pensare a dei gesti mirati proprio per rubare dentro gli abitacoli».
L'ILLUMINAZIONE
Chi conosce perfettamente questi episodi è Luigi Tarzia, vicepresidente del comitato, consigliere comunale e presidente della Commissione Sicurezza. «Da pochi giorni è stata potenziata l'illuminazione dietro al Centro Giotto e presto potrebbe essere esteso a questa zona anche il Controllo del Vicinato - dice Tarzia con toni rassicuranti -. Quest'area si porta dietro da anni un degrado che non è affatto semplice da debellare, ma qui ci sono tanti cittadini attivi che stanno facendo di tutto per farla risorgere. Vanno ringraziati uno per uno. Un tale impegno da parte dei residenti dovrebbe esserci in qualunque zona della città».
LA TRASFORMAZIONE
Negli anni Novanta quel complesso di sei palazzoni ospitava un traffico incessante di tossici e pusher a qualunque ora del giorno e della notte. Poi la grande rissa con 200 nigeriani e maghrebini nell'estate del 2006, l'arrivo dell'esercito, la costruzione di un grande muro sul lato di via de Besi per contrastare lo spaccio. Nel 2007 quei sei palazzoni (289 appartamenti) sono stati sgomberati. Da quell'anno sono rimasti lì, abbandonati e decadenti. Il progetto annunciato lo scorso maggio dal sindaco Sergio Giordani prevede la costruzione di una nuova grande questura, che accoglierà i vari reparti della Polizia, con tanto di nuovo Ufficio Immigrazione. Ci vorranno sette anni.
«Quando il progetto prenderà forma la situazione migliorerà sensibilmente - conclude Manfrin - ma da qui al 2025 è ancora molto lunga. Queste spaccate vanno combattute e fermate subito». Ecco perché sempre più residenti annuiscono davanti all'idea di scendere in strada e pattugliare personalmente il quartiere.
Gabriele Pipia
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