«Il Che: ecco com'era mio padre»

Giovedì 25 Maggio 2017
Il Che tra rivoluzione, valori ferrei e momenti di intima quotidianità. Al ricordo della figura di Ernesto Guevara, il Che, nel cinquantesimo anniversario della morte, «come simbolo dei valori universali di giustizia, solidarietà, spirito di sacrificio, sogni e speranza in un mondo migliore» è stato dedicato l'incontro organizzato ieri dal dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e Studi internazionali dell'Università (corso di aggiornamento in studi latinoamericani e dei Caraibi) al Teatro Ruzante.
Protagonista dell'evento, in sala posti esauriti con studenti universitari e cittadini comuni, la figlia Aleida Guevara March. Sua una lunga riflessione sugli ideali etici incarnati dal padre, non senza un ritratto più intimo del rivoluzionario e intellettuale argentino, attraverso il racconto di episodi di vita familiare.
Medico come il genitore, Aleida Guevara, che vive e lavora a L'Avana, ed ha operato come pediatra allergologo in numerosi Paesi di Africa e America latina, ha sottolineato in particolare il valore della solidarietà come fondamentale principio ispiratore dell'agire umano «tramite il quale - ha detto - si restituisce ciò che di positivo si è ricevuto, dimostrando sensibilità verso i problemi che ci sono in varie parti del mondo».
La figlia di Ernesto Guevara ha testimoniato la predisposizione del padre al sacrificio di sé e degli affetti familiari in nome degli ideali in cui credeva. Ricordando il momento in cui il Che, apprestandosi a partire per andare a combattere nel Congo, si separò dalla moglie e dai figli, accarezzando teneramente il capo dell'ultimogenito, nato da pochi mesi. «Per mio padre - ha osservato - essere un rivoluzionario significava avere amore e rispetto straordinario verso il popolo, mettendo in secondo piano anche i propri sentimenti».
Anche l'importanza che Guevara attribuiva all'educazione dei giovani, per sviluppare le loro potenzialità creative, di vitalità ed energia, è stata evidenzata nell'incontro: «Secondo lui - ha concluso Aleida - l'educazione deve basarsi in primo luogo sul buon esempio degli adulti. Mio padre credeva che se la gioventù si dedica a un progetto rivoluzionario, quello è destinato ad andare avanti».

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