IL CASO
PADOVA La vicenda dell'incidente alle Acciaierie venete apre anche una

Mercoledì 16 Maggio 2018
IL CASO
PADOVA La vicenda dell'incidente alle Acciaierie venete apre anche una riflessione sulla localizzazione del nuovo policlinico a Padova est. Perchè non solo il terreno su cui deve sorgere confina con l'edificio originario della fabbrica, ma guardando la cartina dall'alto si vede come l'ospedale nascerà su un'area a grande densità industriale. Questo, oltre a creare problemi non ancora analizzati sulla quantità di traffico che potrebbe riversarsi nel quadrante, portando inquinamento atmosferico e acustico, rappresenta anche un potenziale di rischio.
L'INDAGINE
Lo aveva sottolineato la Provincia già nel 2014, quando il 28 novembre, aveva evidenziato che l'area risulta lambita da tre fasce cautelative in materia di aziende ad alto rischio rilevante (deposito gas e prodotti affini/ ditta farmaceutica /ditta lavorazione prodotti ad alta combustione). E dunque concludeva: si dovranno pertanto tenere in considerazione i requisiti minimi di sicurezza per le zone limitrofe interessate da stabilimenti a rischio incidente rilevante.
All'epoca il presidente Soranzo, intervenendo a un tavolo di coordinamento sull'ospedale si era detto preoccupato: un ospite del nostro ospedale aprendo la finestra vedrà insediamenti industriali.
LE RICHIESTE
Queste considerazioni furono fatte proprie anche dal pool di esperti, l'ingegner Matteo Greggio, Giorgio Grazian e il professore universitario Marco Pasetto che la Provincia incaricò nel 2016 di comparare dal punto di vista ambientale e viabilistico due aree: aeroporto e S. Lazzaro. Gli esperti rispetto alle industrie Rir (rischio incidente rilevante) scrissero che dovranno essere approfondite le valutazioni sull'estensione delle aree di danno definite dalla normativa vigente, definire la probabilità di accadimento e valutare la categoria territoriale compatibile.
Ebbene non risulta che finora questo sia stato fatto, non almeno prima di scegliere definitivamente l'area di S. Lazzaro. Anzi nella relazione dell'Azienda ospedaliera del 6 novembre 2017 al Tavolo di coordinamento (quello in cui i tecnici produssero le specifiche delle aree per la decisione finale) si scrisse in una slide: rischi da incidente rilevante non presenti - situazione rivalutata rispetto al Pat. Cioè, rispetto al piano di assetto del territorio del Comune che evidentemente qualcosa individuava, il rischio era sparito. Da solo? Del resto anche la commissione di tecnici che nel febbraio 2015 aveva già dato un primo parere favorevole a S. Lazzaro lo aveva fatto senza nemmeno approfondire la questione, rimasta sempre a margine rispetto alle problematiche idrauliche.
IL COMMENTO
Il professor Pasetto, docente di strade, ferrovie a aeroporti, sottolinea: «All'epoca avevamo messo in luce alcune criticità come l'accessibilità e gli accadimenti accidentali in ambito industriale che erano potenziali e possibili. Evidentemente nella valutazione del rischio complessivo sono stati ritenuti accettabili dando loro un peso non sufficientemente rilevante». Ma è opportuno mettere un ospedale vicino a un'area industriale? «Le rispondo che se pensiamo all'inquinamento acustico e atmosferico il rischio di incidenti non è la sola complicazione. Pensi solo al fatto che bisognerà distruggere parte dell'attuale viabilità appena conclusa per concludere l'Arco di Giano».
Sulla questione restano i misteri. Il 28 aprile del 2015 la Giunta chiese una Vas, Valutazione ambientale strategica a un professionista, costo 10mila euro. Ad oggi non risulta pubblicata. Quel che è certo è che nel piano di Protezione civile del Comune il primo insediamento ad alto rischio si trova a 900 metri in linea d'aria dal nuovo ospedale e l'inceneritore a 1200.
Mauro Giacon
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