IL CASO
PADOVA I conti, come sempre, si fanno alla fine. Ma a guardare le cifre

Sabato 26 Maggio 2018
IL CASO
PADOVA I conti, come sempre, si fanno alla fine. Ma a guardare le cifre sembra proprio che i 5 milioni messi da parte da Palazzo Moroni per la sistemazione dell'affare via Anelli non possano bastare. Con questa somma il Comune vorrebbe acquisire 140 alloggi di privati che ancora gli mancano, per poi abbattere le sei palazzine, bonificare l'area e consegnarla pulita al Demanio che tramite il ministero dell'Interno ci vuole costruire la nuova Questura. In cambio la città riceverebbe l'area dell'ex caserma Prandina in corso Milano.
Sui 289 alloggi, 143 infatti sono di proprietà pubblica, 106 del Comune, acquistati nel tempo e 37 dell'Ater. L'agenzia della Regione per l'edilizia pubblica li comprò oltre una decina di anni fa per partecipare a uno dei piani di rilancio poi falliti.
L'ABBATTIMENTO
Il Comune stima di comprare quelli dei privati a una cifra vicina ai 30mila euro, dunque di spendere 4,2 milioni. Abbattimento e bonifica, stando ai professionisti, costano 17 euro al metro cubo e lì di metri cubi ce ne sono 39 mila. Dunque stiamo parlando di 8-900 mila euro. A meno che non ci sia cemento amianto sugli impianti, nel qual caso la cifra raddoppia.
Ma restano i 37 alloggi dell'Ater. Ebbene, il commissario Gianluca Zaramella, avvocato di Ponte S. Nicolò, coordinatore di un ente che gestisce 9mila alloggi in tutta la provincia, ha le idee chiare. «Qualche giorno fa abbiamo ricevuto il sindaco Giordani e l'assessore Micalizzi che ci hanno chiesto la nostra disponibilità a cedere gli alloggi».
«Noi senza sapere nulla dell'operazione abbiamo risposto che sono a bilancio per un valore di 3,5 milioni di euro perché sono stati acquistati a quel valore a suo tempo». Era il 2005 e l'operazione da 23 milioni di euro coinvolgeva anche la Regione e il Comune per un rilancio con ricostruzione.
L'ATER FRENA
«Sono patrimonio pubblico dunque non possiamo regalarli, e senza nemmeno sapere qual è il business plan, visto che non siamo stati coinvolti e del loro futuro abbiamo saputo dal giornale. Non solo: non so nemmeno se le ragioni di pubblica utilità che potrebbero essere impiegate per gli espropri dei privati siano giustificabili dal punto di vista giuridico. Potrebbe espropriare il ministero ma non il Comune per cedere l'area a terzi. Ma a parte questo noi dobbiamo tutelare l'interesse pubblico, la Regione ovviamente vorrà vedere almeno il progetto prima di decidere. In ogni caso a questo momento non esiste alcun accordo con l'Ater».
L'ESBORSO
Sono dichiarazioni pesanti per le casse del Comune. Perché è abbastanza pacifico che se oggi si compra un appartamento all'Arcella per meno di 90 mila euro, venderne uno di 28 metri quadrati in completo abbandono significa avere un valore commerciale non superiore ai 18-19 mila euro, 30 mila considerando la zona. Ma i privati, se l'Ater ottenesse condizioni migliori, potrebbero farsi forza e trattare oltre i 30mila euro ricevuti finora da chi ha ceduto. E, se tutto dovesse rimanere con questo schema, saremmo vicini ai 9 milioni. Certo, si tratta di risolvere un caso che nessuna amministrazione è mai riuscita a chiudere, ma l'investimento, compreso anche quello che si dovrà fare per ricavare un parcheggio da 500 posti alla Prandina, non sarà indolore.
Mauro Giacon
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