I LAVORI
PADOVA Ormai non li distinguiamo più. Colasio-Carraresi è

Mercoledì 14 Marzo 2018
I LAVORI
PADOVA Ormai non li distinguiamo più. Colasio-Carraresi è un binomio inscindibile, l'uno richiama gli altri. Se l'assessore non si fosse mosso in direzione ostinata e contraria a quella che vedeva abbandonare questo edificio alla rovina (o peggio alla speculazione edilizia) oggi non saremmo qui a parlarne come di un luogo identitario che oltre al vessillo sbandiererà la potenza artistica dei creatori padovani.
Colasio negli anni ha saputo inventare dai cassetti romani finanziamenti impensati, quasi 12 milioni finora che sono serviti per il restauro statico di un'ala della costruzione. «A settembre partirà la gara per l'attrezzamento del lato sud» annuncia. Costerà 5 milioni di euro e vi parteciperà anche la Fondazione Cassa di Risparmio che ha deliberato un contributo di 1,5 milioni. Questo significa che ci sono fondate speranze che si apra il museo del design, dell'arte e del gioiello, tanto agognato.
IL PROGETTO
Il progetto è ospitare la collezione di oggetti di design Bortolussi, che conta oltre 3mila pezzi, fra il primo e il secondo piano. E insieme una esposizione permanente sul gioiello artistico contemporaneo. L'ultimo piano invece sarà destinato a mostre temporanee. «Ma mi auguro, sistemando anche l'altra ala del castello, di ricavare spazi espositivi a ferro di cavallo per un totale di 10mila metri quadrati. Sarà il nostro investimento sul contemporaneo».
Nel frattempo proseguirà l'estate carrarese, in concorrenza con il teatro romano di Verona. «Abbiamo portato la capienza a 800 posti, ci aspettiamo 15mila spettatori.
I FONDI
Lo spunto alla programmazione l'ha dato all'inizio di gennaio la conferenza Stato-Regioni che ha espresso parere favorevole alla riprogrammazione di risorse delle economie di gara del piano strategico Grandi progetti beni culturali 2019 del ministero guidato da Dario Franceschini. Per il Veneto è stato approvato l'intervento di restauro del Castello per un importo pari a 2 milioni di euro. Questo recitava il comunicato ufficiale del Mibact.
«Se aggiungiamo i 3,6 milioni del bando periferie e un altro milione residuo di vecchi fondi statali, i 600mila euro che provengono dallo sblocco dei fondi del Patto di stabilità credo che fra due anni potremo aprire tutti gli spazi espositivi dell'ala sud, con un bar, una caffetteria, e tutti gli strumenti di un moderno sistema museale».
LA STORIA
É una storia magnifica quella della ritessitura di un bene che poteva andare perduto. Il castello di Ezzelino, del 1242, ristrutturato ad uso abitazione nel 1374 dai Carraresi, è stato una prigione austriaca nell'800 e poi un carcere italiano fino al 7 maggio 1992.
Colasio quando era parlamentare della Margherita e responsabile nazionale per la cultura curò l'arrivo di fondi romani. In anni più recenti lo stesso Bitonci gli chiese di portare a termine il processo di valorizzazione con una collaborazione gratuita. Una delle azioni più spettacolari avvenne nel 2003. Il Castello rischiava di cadere a pezzi. Il ministero della Giustizia lo aveva messo fra i beni alienabili perché ne nascessero 500 appartamenti. La città si ribellò e Colasio riuscì a far trasferire la proprietà dal Demanio al Ministero dei Beni culturali. In questi anni ha portato contributi fra statali e privati per 12 milioni di euro. Oggi l'ala sinistra (sud) è a posto, mancano gli ascensori e gli interni, quella destra è consolidata.
M.G.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci