Due camorristi cercavano nuove piazze per lo spaccio

Mercoledì 13 Dicembre 2017
L'ARRESTO
PADOVA Erano in trasferta nel padovano, ufficialmente per motivi di lavoro. In realtà, avrebbero colto l'occasione ma il condizionale in questo caso è d'obbligo - per tentare di aprire nuovi fronti legati allo spaccio di droga in tutto il Veneto. Ieri mattina i fratelli napoletani Emanuele, 25 anni, e Felice Corteggio 22 anni, sono stati arrestati dai carabinieri di Albignasego e del nucleo Radiomobile della compagnia di Abano nell'ambito di una maxioperazione condotta dai colleghi del comando provinciale di Napoli.
L'ORDINANZA
È stato il Gip del capoluogo Campano ad emettere la relativa ordinanza di carcerazione. 37 gli arresti eseguiti in Campania. Due nella nostra provincia. Emanuele Corteggio si trovava in un albergo di Albignasego, mentre il fratello è stato individuato a Padova. Agli uomini dell'Arma sono bastati un paio di appostamenti ad hoc per scovarli. Al momento della cattura i due non erano in possesso di sostanze stupefacenti. Come detto, forse stavano semplicemente studiando il potenziale giro d'affari in terra veneta. A tal proposito, il lavoro fuori Regione rappresentava la copertura perfetta. Dapprima è stato fermato Emanuele, due ore dopo il fratello. Entrambi non hanno opposto alcun tipo di resistenza. Il 25enne è stato trasferito al Due Palazzi, mentre Felice al carcere di Vicenza. Sono accusati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope: cocaina, hashish e marijuana sarebbero le loro specialità.
L'OPERAZIONE
I 39 arrestati farebbero tutti parte di sodalizi criminali operanti a San Giorgio a Cremano (Napoli) e riconducibili alla famiglia Troìa. Nel corso delle indagini dirette e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, i militari hanno documentato in maniera precisa e puntuale che la gestione delle piazze di spaccio era diventata motivo di scontro con altre organizzazioni criminali e aveva dato luogo a numerose azioni violente, tra le quali l'esplosione, ad aprile del 2016, di un'autobomba vicino all'abitazione della presunta reggente del clan. Sono state utilizzate intercettazioni telefoniche, delle corrispondenze e ambientali, oltre che servizi di osservazione e immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza per venire a capo della cupola. Grazie gli elementi raccolti è stato possibile ricostruire l'intero organigramma dell'associazione a delinquere e individuare compiti specifici e metodo d'azione di ogni singolo affiliato. Fino al blitz di ieri mattina effettuato tra Campania e Veneto.
Francesco Cavallaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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