Diede fuoco al chiosco: si uccide bruciandosi

Lunedì 18 Giugno 2018
RUBANO
Si è tolto la vita scegliendo una morte atroce. Il 36enne tecnico informatico C.Z., ieri intorno all'una di notte, si è dato fuoco all'interno della sua auto Honda Jazz. Quasi uno scherzo del destino per lui che ha patteggiato due anni di pena, per avere partecipato all'attentato del chiosco di Sarmeola di Rubano del settembre del 2012. In cinque appiccarono le fiamme al bar Oasi.
LA TRAGEDIA
Intorno all'una di ieri notte C.Z., residente a Caselle di Selvazzano con il padre e un fratello, ha raggiunto al volante della sua macchina un posteggio in via Colombo nella zona industriale di Sarmeola. Il tecnico informatico ha parcheggiato la Honda, è sceso dall'auto e si è fatto una passeggiata. Poi è rientrato nell'abitacolo aprendo uno dei due sportelli posteriori e si è acceso una sigaretta. Cinque minuti più tardi il veicolo è stato avvolto dalle fiamme. Due passanti hanno visto il fuoco e hanno chiamato i soccorsi. Sul posto sono intervenuti i pompieri e i carabinieri. Ma per il trentaseienne ormai non c'era più nulla da fare, è morto bruciato nel rogo da lui stesso innescato. La terribile scena è stata immortalata da alcune telecamere della videosorveglianza installate nell'area.
LE INDAGINI
Il pubblico ministero di turno, Maria D'Arpa, ha ordinato l'autopsia sul corpo del trentaseienne e ha fatto sequestrare la Honda Jazz quasi del tutto distrutta dal fuoco. Il tecnico informatico non ha lasciato biglietti per spiegare il suo gesto. Accanto alla macchina gli inquirenti hanno trovato una tanica con tracce di liquido infiammabile. Certo la vicenda giudiziaria dell'attentato al chiosco di viale Po si è conclusa nel 2015, e sembra difficile trovale un filo conduttore con la volontà del trentaseienne di togliersi la vita. Ma gli inquirenti lasciano aperta ogni ipotesi. Inoltre all'epoca le indagini furono condotte proprio dal sostituto procuratore Maria D'Arpa, che del rogo al bar Oasi conosce i minimi dettagli. I carabinieri hanno anche sequestrato il telefono cellulare tecnico informatico, per vedere con chi si è messo in contatto prima di suicidarsi. Forse l'uomo ha spedito un messaggino a un suo amico o a un parente. Dopo il patteggiamento a due anni, C.Z. ha continuato a fare la sua vita. Aggiustava i computer nel suo laboratorio di casa e anche a domicilio. In molti lo hanno descritto come una persona tranquilla, anche se un po' introversa. Il 36enne era stato arrestato il 28 marzo del 2013 ed era stato accusato di essere uno degli intermediari tra gli autori materiali dell'incendio al chiosco di Sarmeola di Rubano. Agli inquirenti aveva raccontato di essere stato contattato dal gestore del locale per dargli fuoco, ma questo è stato poi assolto per insufficienza di prove.
Marco Aldighieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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