Dalla fuga sul barcone ai banchi dell'università

Martedì 17 Ottobre 2017
PROFUGO STUDENTE
PADOVA Ha 27 anni e viene dal Pakistan dove ha lasciato genitori e fratelli per motivi di sicurezza che non può e non vuole raccontare. Lui è Naqash Akhter, si è laureato in economia in Pakistan perché «lì non c'era ingegneria informatica», la sua passione, che vorrebbe coltivare ora che è arrivato in Italia. Nel nostro paese è giunto in aprile con un barcone con 100 persone a bordo attraverso Iran prima e Turchia poi. Una storia come molte altre anche se lui, diversamente da altri non ha mai vissuto negli hub ma sempre in appartamenti. Ora è ospite di un alloggio gestito dalla Cooperativa Gea, una delle 13 coop del Consorzio Veneto Insieme specializzato nell'accoglienza diffusa dei profughi. In Pakistan prima di fuggire ha lavorato in una compagnia telefonica. Ma il suo sogno rimane quello di diventare un programmatore informatico. Per affrontare un corso di laurea, una volta e se otterrà l'asilo politico in Italia, è necessario conoscere bene l'italiano che per ora fa fatica a parlare. Per questo sta seguendo due corsi di italiano, uno offerto dalla cooperativa che lo ospita, un corso del Cpia (Centro provinciale istruzione per gli adulti), l'altro dall'Università di Padova, un percorso di italiano per stranieri tenuto dal professor Stefano Allevi, progetto di approfondimento della conoscenza della lingua per una trentina di richiedenti asilo dell'area di Padova. Il corso prevede utilizzo dei sistemi informatici dell'ateneo e ha la durata di un anno accademico. Naqash lo frequenterà gratuitamente e grazie al fatto che l'Ateneo padovano ha riconosciuto i suoi precedenti titoli universitari «Voglio imparare al più presto l'italiano spiega lui per realizzare il mio sogno e continuare a studiare».
F.Capp.

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