«Così ho scoperto il veleno killer»

Giovedì 21 Settembre 2017
«Così ho scoperto il veleno killer»
Grazioso da vedere, ma letale. Il colchico autunnale è altamente tossico per via di un alcaloide, la colchicina, cui la pianta deve l'inquietante nome comune di arsenico vegetale. Micidiale veleno, responsabile della triste fine di Giuseppe Agodi, 70 anni di Cona, ex cancelliere del giudice di pace di Cavarzere, morto il primo settembre mentre era in vacanza a Folgaria (Trento) con la moglie Lorenza Frigatti, 69, colpita da un malore pochi giorni dopo e deceduta il 18 settembre all'ospedale Immacolata Concezione di Piove di Sacco. Ebbene, a scoprire che quella signora anziana, giunta nel nosocomio della Saccisica due settimane prima in condizioni critiche, era stata vittima di un avvelenamento è stato il dottor Ivo Tiberio, direttore dell'Unità operativa di Anestesia e Rianimazione. «Ho messo insieme le problematiche cliniche della moglie con quelle del marito, deceduto in altra sede in brevissimo tempo dopo una sintomatologia simile ma di non facile comprensione. La donna aveva avuto vomito e diarrea, con un sospetto di infezione gastroeterica: si pensava - racconta Tiberio - avesse avuto una infezione batterica gastrointestinale. Il fatto preoccupante era che le sue condizioni permanevano molto gravi, anzi nel giro di pochi giorni è subentrata una compromissione multiorgano. Anche in questo caso non si comprendeva su quali basi. Questo quadro andava a sommarsi a quello del coniuge, morto per cause poco chiare». Il riscontro diagnostico, ovvero l'autopsia giudiziaria svolta dalla Medicina legale padovana ha confermato che l'uomo era finito avvelenato. «Anche per la signora l'ipotesi dell'infezione non era convincente, quindi confrontandomi con alcuni colleghi ho indagato dal punto di vista tossicologico, ho ripreso in mano i libri e alla fine tutto combaciava. La colpa era della colchicina autunnale, pianta velenosa stagionale che dà intossicazione con tossicità in più fasi, inizialmente gastroenterica, poi con coinvolgimento multiorgano e depressione midollare che purtroppo è stata poi determinante nell'esito infausto della paziente perchè ha favorito la sovrapposizione di più infezioni». Migliaia le possibilità di avvelentamento per erbe e cibarie: Ivo Tiberio s'è messo a studiare a tavolino, approfondendo il quadro clinico ad ampio raggio. «Tra le sostanze che possono dare una malattia midollare c'è l'arsenico vegetale o aglio selvatico, con la forma del bulbo e fiori simili allo zafferano. Non era facile capirlo anche perchè l'uomo e la donna non si sono sentiti male contemporaneamente, ma in due momenti diversi». A risolvere il rebus Tiberio ci è arrivato per gradi, in un grande lavoro per esclusione. «Casi simili ce ne sono in letteratura - conclude il medico - ma molto sporadici».

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