Colasio: «Padova sarà capitale delle mostre»

Mercoledì 14 Marzo 2018
LA RINASCITA
PADOVA Un assaggio lo abbiamo appena visto. La mostra su Mirò a palazzo Zabarella assaltata nei primi due giorni. Un messaggio chiaro: Padova più ancora che Vicenza e Treviso può, anzi deve essere al centro dell'iniziativa culturale del Veneto, riprendendosi il ruolo che le spetta. Ovvero costruire un brand unico, città della scienza, dell'arte e del congressismo. Ma per fare tutto questo ci vuole una politica. Che coinvolga tanto privati come Federico Bano, quanto enti come la Fondazione Cariparo, e poi il Comune e le categorie. Ma non basta ancora. Bisogna aprire spazi, avere idee, organizzare mostre che portino turisti grazie all'artista di grido e che poi scoprano la città.
LA STRATEGIA
«Dobbiamo creare le condizioni perché Padova si crei un ruolo» dice l'assessore alla Cultura, Andrea Colasio, che ha già bene in mente il percorso. «Padova è strategica per l'intero nordest, io non guardo neanche a Vicenza e Treviso, le dò già per superate, io guardo a concorrere con Verona. In questi giorni sono venuti da me Alessandro Nicosia celebre gestore del Vittoriano, De Michelis, Skira, Arthemisia, tutti vogliono venire qui».
SPAZI
Primo punto. Ci vogliono spazi. «Ad aprile inaugureremo, questa volta per davvero, la nuova ala del museo degli Eremitani, che avrà anche uno spazio per bambini. Questo ci consentirà di trasferire materiale che libererà sale dentro gli Eremitani per grandi mostre temporanee. Lo scopo finale è slegare il museo dagli Scrovegni, dargli una vita autonoma tanto da indurre il visitatore a soffermarsi».
I PRIVATI
Secondo punto. L'interazione con i privati. «Federico Bano è una risorsa per la città. E da 20 anni è diventato una delle istituzioni culturali più importanti del Paese. Voleva lasciare, noi l'abbiamo incoraggiato. Abbiamo contributo alla mostra con 130mila euro e lui l'ha lanciata alla grande. La ricaduta d'immagine per la città, con i servizi sui grandi giornali e i riflessi sui social è già fortissima. Bano continuerà ad essere il braccio armato di una certa politica espositiva».
I CONTENUTI
Terzo punto. A proposito di politica espositiva, con che contenuti riempiamo l'offerta della città? «Invece di fare una grande mostra ogni due anni che ci svena finanziariamente faremo un insieme di mostre di grande qualità che seguano una strategia pluriennale. Pensi a quando avremo il centro congressi e al congressista scientifico, di solito colto e benestante, potremo offrire anche un motivo per visitare la città». Facciamo degli esempi: «A maggio palazzo della Ragione ospiterà il design moderno di un padovano conosciuto in tutto il mondo, Gaetano Pesce. E in autunno gli Eremitani ospiteranno l'inedito confronto tra Giotto e la pop art di Andy Warhol. E nel 2019 è in programma la grande mostra su Giovanni Battista Belzoni, il più grande egittologo italiano, al centro S. Gaetano».
I CONTENITORI
Quarto punto. I contenitori. «A proposito del centro S. Gaetano mi sto arrovellando. Dobbiamo assolutamente trovare un acronimo decente, così non è attrattivo. Ma a parte questo il centro culturale di via Altinate non può essere un bazar ma un grande spazio culturale. Per questo stanno per partire i lavori di messa a norma, con l'impianto di microclima e l'allarme. Dobbiamo essere pronti per il 2019». Poi c'è tutto il discorso del Castello, di cui riferiamo a parte.
L'OBIETTIVO
Obiettivo finale. «Raggiungere e superare i 300mila visitatori l'anno, solo per le grandi mostre. Ci siamo già arrivati, nel 2013, quando ero assessore e piazzammo l'esposizione su Pietro Bembo, organizzata dalla Fondazione, i quadri di Giuseppe De Nittis a palazzo Zabarella e la mostra sui veneti antichi, Venetkens a palazzo della Ragione. Fummo la terza città in Italia per numero di visitatori. Se Padova diventerà, come spero, la sola città ad avere un doppio sito patrimonio dell'Unesco, unendo il ciclo degli affreschi del 300 all'Orto botanico creeremo un unicum difficilmente superabile».
Mauro Giacon
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