Clinica oculistica, cadono le accuse di abuso d'ufficio per Midena e Bisantis

Mercoledì 28 Giugno 2017
Clinica oculistica, cadono le accuse di abuso d'ufficio per Midena e Bisantis
Non c'è stato alcun abuso d'ufficio in Clinica oculistica dal 2007 al 2012. Ma sono stati coperti alcuni interventi fatti da Francesco Bisantis, figlio dell'ex direttore dell'Oculistica, Cesare Bisantis. Degli interventi si sarebbe assunto la paternità Stefano Piermarocchi, già chiurgo del secondo.
Otto mesi di reclusione, con la sospensione della pena, è la condanna che ieri pomeriggio il pubblico ministero Sergio Dini ha chiesto ai giudici del Tribunale collegiale per Bisantis e Piermarocchi per falso continuato. Ha chiesto, invece, la loro assoluzione dall'accusa di abuso d'ufficio. E ha chiesto l'assoluzione, sempre dall'abuso d'ufficio, per il direttore della Clinica, il professor Edoardo Midena. I tre imputati sono difesi dagli avvocati Antonio Forza, Michele Godina e Giorgio Gargiulo. I difensori hanno chiesto l'assoluzione piena dei loro assistiti. Si ritorna in aula il 27 luglio con le repliche e la sentenza.
L'inchiesta era nata in seguito a un esposto firmato dal dottor Mario Angi, oculista della Clinica, che il chirurgo aveva indirizzato all'allora direttore generale dell'Azienda ospedaliera, Adriano Cestrone.
Nell'esposto inviato alla Procura si affermava che il direttore della Clinica avrebbe consentito a Bisantis, libero professionista e non dipendente dell'Azienda ospedaliera di Padova, di aver eseguito almeno cinque interventi chirurgici di cataratta su altrettanti pazienti del suo ambulatorio privato.
Gli interventi sarebbero stati eseguiti nelle sale operatorie della Clinica, che all'epoca aveva sede nell'ospedale Busonera di via Gattamelata, oggi sede dell'Istituto Oncologico del Veneto. Oltre ai locali, il dottor Bisantis avrebbe usufruito anche della strumentazione della Clinica.
Secondo il pubblico ministero Dini il falso ideologico consisterebbe nel fatto che il dottor Piermarocchi, dipendente dell'Asl, avrebbe redatto alcune cartelle cliniche assumendosi la paternità dei cinque interventi come primo operatore.
Secondo il capo d'imputazione, il professor Midena, con il concorso di Bisantis, avrebbe violato norme del Codice di deontologia medica in merito alla regolare tenuta delle cartelle cliniche, ma anche gli obblighi di imparzialità e di trasparenza cui dev'essere improntata l'attività della Pubblica amministrazione come il divieto di utilizzare beni pubblici per fini privati. Ma ieri pomeriggio in aula il sostituto procuratore Dini non ha sostenuto la tesi dell'abuso d'ufficio e ha chiesto l'assoluzione dal reato sia per il professor Midena, sia per il dottor Bisantis.

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