Banca popolare tutto da rifare: «Imputazioni poco chiare»

Martedì 19 Marzo 2019
IN AULA
PADOVA Il processo ai vertici della Banca popolare di garanzia, a seguito di un crack da 20 milioni di euro, è da rifare. Lo hanno sentenziato, ieri mattina, i giudici del Tribunale collegiale sottolineando come le imputazioni contro i quindici alla sbarra non fossero per nulla chiare. E così gli atti sono stati restituiti al pubblico ministero Roberto D'Angelo, titolare delle indagini, che nei prossimi mesi dovrà riformulare nei dettagli le accuse per ogni singolo imputato.
L'ORDINANZA
I giudici hanno accolto in pieno le rimostranze sollevate dagli avvocati difensori, che hanno avanzato eccezione di declaratoria di nullità del decreto che dispone il giudizio per indeterminatezza dei capi di imputazione. Eccezione che, come è riportato nell'ordinanza del Tribunale collegiale, ...Era già stata proposta in sede di udienza preliminare, in cui era stata avanzata la richiesta alternativa che il Gup invitasse il pubblico ministero a precisare i capi d'imputazione.... E così i giudici, ieri mattina, hanno dichiarato la nullità del decreto che dispone il giudizio per genericità e indeterminatezza dei capi d'imputazione, restituendo gli atti al sostituto procuratore. Chi è già uscito dal processo è invece l'ex amministratore delegato dell'istituto Giampaolo Molon di 63 anni, che ha patteggiato due anni e ha risarcito il curatore fallimentare con 500 mila euro.
IL FATTO
La Banca popolare di garanzia, il consorzio fidi degli industriali, è nato nel 2005 dalla trasformazione in cooperativa bancaria di Interconfidi Nordest. Finito in amministrazione straordinaria il 22 maggio 2009, l'istituto aveva completato la sua parabola discendente con la dichiarazione di insolvenza pronunciata dal Tribunale di Padova il 19 luglio 2010. Gravi irregolarità erano state riscontrate nella stesura dei bilanci. Le segnalazioni di vigilanza all'organo ispettivo sarebbero state alterate in almeno tre occasioni - marzo, giugno e settembre 2008 - con l'obiettivo di rappresentare una situazione di rischio creditizio nettamente inferiore (38 milioni di euro) rispetto all'effettivo stato di salute della banca.
GLI IMPUTATI
Ecco chi sono, ancora secondo l'accusa, i colpevoli del buco da 20 milioni di euro dell'istituto padovano: Ernesto Paolillo 71 anni, Regina Bertipaglia 60 anni, Francesco Peghin 52 anni, Arturo Romanin Jacur 74 anni, Francesco Bellotti 63 anni, Francesco Amendola 71 anni, Luca Bonaiti 57 anni, Alberto Bonaldo 49 anni, Annalisa Isoli 64 anni, Roberto Pavin 50 anni, Ezio Simonelli 58 anni, Tiziana Scanferla 55 anni, Francesco Secchieri 55 anni, Paolo Nicolai 61 anni e Rosario Bonavoglia 76 anni.
Marco Aldighieri
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