Acciaierie, metalmeccanici in corteo

Venerdì 25 Maggio 2018
Acciaierie, metalmeccanici in corteo
LA PROTESTA
PADOVA L'appuntamento è fissato per domani alle 9 sul piazzale della Stazione. Poi, da lì, alle 9.30, il corteo di metalmeccanici da tutto il Veneto si snoderà fino a raggiungere piazza Garibaldi, attraversando il cuore di Padova. Viale Codalunga, Piazzale Mazzini, via Giotto, via Matteotti, Largo Europa, Martiri della Libertà, Piazza Insurrezione, Via Emanuele Filiberto di Savoia. Poi, in piazza Garibaldi, ecco i comizi dei Segretari generali di Cgil Cisl Uil del Veneto Christian Ferrari, Gianfranco Refosco, Gerardo Colamarco.
IL PROGRAMMA
Una manifestazione regionale e unitaria per gridare la propria indignazione e attirare l'attenzione della politica e della società sulla sicurezza sui posti di lavoro, dopo l'incidente avvenuto alle Acciaierie Venete, nello stabilimento di Riviera Francia, dove domenica 13 maggio quattro operai sono stati investiti dagli schizzi e dalla bolla di calore causati dalla caduta a terra (da quattro metri d'altezza) di una siviera che conteneva novanta tonnellate di acciaio fuso e incandescente. Due di loro, nonostante i soccorsi immediati, sono ricoverati a Padova e Cesena in condizioni disperate con ustioni sul 100 per cento del corpo. Un incidente che ha portato al sequestro dell'area, vero cuore pulsante delle Acciaierie Venete, e ad un'inchiesta che vede iscritti nel registro degli indagati sette persone, tra cui Alessandro Banzato (proprietario delle Acciaierie) e i vertici della ditta Danieli (costruttrice del perno che ha ceduto causando la caduta della siviera) per il reato di lesioni colpose. Il sequestro, dal canto suo, ha avuto effetti anche sul lavoro interno ad Acciaierie bloccato, proprio lì dove c'è il forno che a 1.700 gradi fonde l'acciaio, dal giorno dell'incidente. Una situazione che ha portato da una parte allo sciopero dei lavoratori di riviera Francia, decisi a non mettere piede nello stabilimento finché non si parlerà di sicurezza sul posto del lavoro, e dall'altro alla richiesta di cassa integrazione inoltrata dall'azienda all'Inps per i 350 dipendenti impiegati nello stabilimento principale della ditta. Situazione che, a breve, potrebbe riguardare anche i 94 dipendenti dell'impianto di via Pellico, dove l'acciaio arrivato da riviera Francia viene trasformato in lega. Ma con il forno spento a tenere vivo l'impiego e la produzione sono state finora le riserve di acciaio già fuso, che però si stanno esaurendo e si esauriranno, con ogni probabilità, entro la prima settimana di giugno. Un'eventualità che potrebbe essere scongiurata solo da un dissequestro dell'area da parte della magistratura, ma con l'incarico delle perizie alle porte è quantomeno improbabile che si verifichi una simile eventualità. Resta quindi sul piatto solo l'ipotesi di un'attività lavorativa bloccata con l'esaurimento delle riserve di magazzino, con la cassa integrazione come orizzonte non poi così lontano.
LE REAZIONI
«È un'eventualità che non vogliamo e a cui siamo sempre stati contrari ha commentato ieri mattina Aldo Marturano, segretario generale della Cgil di Padova - La cassa integrazione chiesta dall'azienda copre solo l'80 per cento dello stipendio e viene pagata dalla collettività, dall'Inps. Questi sono lavoratori che sono fermi non per colpa o volere loro. Nemmeno per la crisi, perché Acciaierie Venete è una realtà in salute e che investe. Il lavoro è fermo per un incidente, e spettano all'azienda le politiche sulla sicurezza interna. Quello che come Cgil possiamo dire è che poi va fatto un ragionamento sulla sicurezza a livello generale: in Veneto, la regione con il maggior numero di infortuni sul lavoro, mancano circa un centinaio di ispettori Spisal».
Nicola Munaro
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